Macchina del Tempo, giugno 2004 (n.5), 5 giugno 2004
Grazie a un amico ho conosciuto la vostra rivista e subito l’ho letta con estremo entusiasmo. Proprio nel numero di aprile ho trovato un servizio interessante: si parlava di quanto importanti siano le mosche nell’ecosistema naturale e quanto però l’uomo faccia per combatterle, spesso con risultati poco soddisfacenti! Per quanto riguarda la lotta alle larve, mi potreste dare maggiori informazioni riguardo alla lotta ”chimica” e quella ”biologica”? I miei complimenti e vi ringrazio perché diffondete la cultura in modo così semplice ma completo
Grazie a un amico ho conosciuto la vostra rivista e subito l’ho letta con estremo entusiasmo. Proprio nel numero di aprile ho trovato un servizio interessante: si parlava di quanto importanti siano le mosche nell’ecosistema naturale e quanto però l’uomo faccia per combatterle, spesso con risultati poco soddisfacenti! Per quanto riguarda la lotta alle larve, mi potreste dare maggiori informazioni riguardo alla lotta ”chimica” e quella ”biologica”? I miei complimenti e vi ringrazio perché diffondete la cultura in modo così semplice ma completo. Filippo Checchetto (via e-mail) Caro Filippo, prima di tutto la ringraziamo per l’entusiasmo che ci trasmette e siamo contenti che i nostri servizi la interessino, soprattutto quelli dedicati ad animali magari minuscoli ma importantissimi per il mondo in cui viviamo. A volte, però, questi animaletti sono fastidiosi e pericolosi, ad esempio per le coltivazioni. Ecco allora che c’è il bisogno di combatterli, con disinfestazioni a tappeto. Fino a qualche tempo fa s’utilizzavano metodi drastici, spargendo indiscriminatamente prodotti chimici: antiparassitari e disinfestanti artificiali, che eliminano, è vero, un problema, ma ne creano spesso mille altri (ad esempio portano alla selezione di specie parassite più resistenti). Di recente, invece, alla lotta chimica si sono affiancate la lotta biologica e biotecnologica. Qual è la differenza? La tecnica biologica si basa sull’utilizzo di predatori naturali, quella biotecnologica, invece, prevede interventi sul materiale genetico: si usano, ad esempio, sostanze secrete da ghiandole degli stessi animali per inviare messaggi di tipo chimico; s’immettono, poi, nella specie maschi sterili, che entrano in competizione con quelli fertili riducendo le possibilità di procreazione. Ultimamente si punta molto su metodi biotecnologici, visto che quelli biologici presentano notevoli limitazioni: difficoltà di controllare gli organismi dannosi, possibilità che l’intervento non riesca ad annullare o almeno a contenere i danni. Per saperne di più, le consigliamo il libro di Luciano Suss ”Gli intrusi” (Il Sole 24 Ore, euro 12,40). Buona lettura e ci segua sempre con lo stesso entusiasmo!