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 2004  maggio 30 Domenica calendario

41 I figli di Priamo disputarono su chi, morto Paride, dovesse sposare Elena. In particolare Deifobo ed Eleno

41 I figli di Priamo disputarono su chi, morto Paride, dovesse sposare Elena. In particolare Deifobo ed Eleno. Deifobo era quello che con Ettore aveva tentato di uccidere Paride tanti anni prima, nell’arena dei Giochi, quando ancora non si sapeva chi era quel mandriano tanto bello e tanto forte. E poi Deifobo aveva stretto al suo petto Achille, durante l’agguato che era costato la vita all’eroe. Priamo gli concesse Elena, Eleno fuggì da Troia indignato. Ma Elena era ormai tormentata dai rimorsi. Una notte la sorpresero che, salita sulle mura, tentava di fuggire calandosi con una corda dall’altra parte. Le sentinelle la presero e la portarono davanti a Deifobo. Deifobo la costrinse a sposarlo. 42 Infine Odisseo suggerì di chiamare Epeo, un focese di Parnasso, il più grande artigiano del mondo, e di fargli costruire un cavallo di legno, grande tanto da poter ospitare al suo interno almeno trenta guerrieri. Spiegò: fingeremo di andarcene e che questo cavallo sia un dono ad Atena, perché ci protegga sulla via del ritorno. Epeo adoperò legno di faggio e pose sulla pancia del cavallo, di lato, una piccola porta che non si poteva aprire dall’esterno. Vi entrarono poi trenta greci e tra questi Odisseo, Menelao, Diomede, Stenelo, Acamante, Toante, Neottolemo il figlio di Achille e lo stesso Epeo, che era un vigliacco e aveva paura, ma che era l’unico a saper manovrare la porta. La notte i greci diedero fuoco alle tende e presero il largo con le loro navi, nascondendosi però dietro l’isola di Tenedo. Sulla spiaggia rimase Sinone, col compito di far segnali per quando fosse il tempo di ritornare. 43 Al mattino i troiani videro che il campo dei greci era stato bruciato, le navi sparite e che sulla spiaggia stava questo enorme cavallo di legno. Sulla pancia del cavallo era scritto: ”Ad Atena, i tuoi figli di Grecia, per un felice ritorno in patria”. Venne anche Priamo a vedere. Erano pieni di dubbi: se si trattava di un monumento sacro, sarebbe stato bene portarlo in città e onorare la dea. Ma se fosse stato un trucco dei greci? Timete voleva che fosse condotto oltre le mura e portato sulla cittadella, dove gli avrebbero eretto un tempio. Capi gridò: ”No, è un trucco dei greci”. Priamo disse: ”Come possono osare un trucco, adoperando il nome di Atena?”. Così aprirono una breccia nelle mura e, posto il cavallo su rulli, lo trascinarono nella città. Ma qui una figlia di Priamo, Cassandra, che aveva il dono di vedere il futuro ma la condanna di non esser creduta (Apollo infatti, che le si era accostato quando Cassandra era giovane, al suo rifiuto le aveva sputato in bocca per punirla), si mise a gridare: ”Ci sono soldati là dentro! Attenti, troiani, la fine è vicina”. E Laocoonte, nuovo sacerdote del santuario di Apollo, per mostrare che Cassandra aveva ragione, scagliò una lancia contro la pancia del cavallo e fece sentire un rumore di vuoto. 44 I greci stavano dentro, e tremavano di paura. Epeo piangeva in silenzio. La lancia di Laocoonte penetrò nel legno proprio sopra la testa di Neottolemo, il figlio di Achille, che però restò impassibile. Intanto i troiani, di fuori, discutevano e non sapevano decidersi. Ma ecco apparire Sinone, lacero e sporco, con l’aria che l’avessero appena pestato. Egli disse ai troiani che i greci erano effettivamente partiti e che a lui era toccato di essere sacrificato alla dea per renderla favorevole. Ma, quando già era stato posto sull’altare, col collo girato verso l’accetta, s’era levato un bel vento e i greci erano corsi subito alle navi, lasciando il sacrificio a metà. Priamo domandò: ”Perché hanno costruito un cavallo tanto grande?”. Sinone rispose: ”Perché non volevano farvelo portar dentro. Secondo Calcante il cavallo di Atena vi avrebbe dato il possesso di tutta l’Asia”. Laocoonte gridò: ”Bugie! Sono tutte bugie!”. Ma in quel momento due serpenti usciti dal mare, chiamati Porcete e Curissia, mandati da Apollo, balzarono addosso a lui e ai suoi due figli e stringendoli forte dentro le spire li stritolarono a morte. 45 I troiani alla fine furono persuasi. La guerra era finita, i greci erano partiti, contro ogni profezia la città aveva vinto! Suonarono, banchettarono, finirono ebbri a dormire in ogni angolo delle strade. Ma, durante la festa, Elena - che aveva disgusto del suo nuovo marito - andò vicino al cavallo e ponendosi sotto la pancia, ad alta voce per essere udita, prese a imitare le voci delle mogli dei greci. La voce di Clitennestra, la voce di Penelope l’anatra, che aveva sposato Odisseo. Deifobo, che era con lei, rideva senza capire. I greci nella pancia pensavano di balzar fuori e Antielo stesso, sentendo la voce della propria moglie, era sul punto di rispondere quando Odisseo, per farlo star zitto, lo strangolò.