Giorgio Dell’Arti, L’Indipendente 30/05/2004, 30 maggio 2004
36 Infine Achille disse al re Priamo che i greci se ne sarebbero andati. ”Come puoi dirlo?” ”Io stesso li porterò lontano da Troia
36 Infine Achille disse al re Priamo che i greci se ne sarebbero andati. ”Come puoi dirlo?” ”Io stesso li porterò lontano da Troia. E tu mi darai Polissena”. ”Lo giuri?” ”Lo giuro”. Polissena, che era presente al colloquio, disse: ”Tui hai ucciso Ettore, Troilo e hai violentato il cadavere di Pentesilea. Come ti si può credere?”. Achille rispose: ”Andiamo al tempio di Apollo Timbreo e là ratificherò il mio giuramento”. I troiani allora prepararono l’agguato: Deifobo accolse Achille all’altare e lo strinse forte al suo cuore, così forte che Achille non poteva respirare. Paride, intanto, nascosto dietro la statua del dio, scoccò la freccia. E Apollo stesso la diresse verso il tallone, dove era l’unico punto mortale di Achille. 37 Odisseo e gli altri greci avevano però sospettato il tradimento di Achille e lo avevano seguito fino al tempio. Dopo che Paride ebbe scoccato la freccia, irruppero nel tempio e fecero in tempo a sentire le ultime parole dell’eroe traditore: ”Vi prego, quando Troia sarà caduta, di sacrificare Polissena sulla mia tomba”. Egli voleva che quella donna lo seguisse nel Tartaro e che lì finalmente fosse per sempre sua. Morì e Tetide mise le sue ceneri nell’urna d’oro che Dioniso aveva regalato a lei e a Peleo nel giorno delle nozze. 38I greci disputarono sull’eroe a cui spettavano le armi di Achille. Interrogarono i troiani prigionieri, per sapere chi tra di loro li aveva terrorizzati di più. Ed essi risposero: ”Aiace e Odisseo”. Mandarono allora delle spie vicino alle mura di Troia, per origliare che cosa dicesse il nemico. E sentirono le donne chiacchierare. Una di esse lodava Aiace, ma un’altra disse, ispirata da Atena: ”Aiace? Ma senza Odisseo i greci sarebbero già a casa loro!”. Così Agamennone diede le armi di Achille al re di Itaca. E il Grande Aiace impazzì: radunato un gregge di pecore, le sterminò come fossero nemici. E poi, piantata per terra, dalla parte dell’elsa, la spada che gli aveva donato Ettore, si gettò sulla lama, dirigendo la punta verso l’ascella, l’unica zona del corpo che aveva vulnerabile. 39 Senza più Achille, senza più Aiace, i greci erano disperati. Calcante disse: ”Troia non cadrà senza le frecce di Filottete”. Odisseo e Diomede partirono dunque per Lemno, dove Filottete era stato abbandonato dieci anni prima. Arrivarono e il piede era marcio e Filottete gli gridava contro ogni sorta di insulti. ”Io darvi le frecce di Eracle? O maledetti!”. Ma in quel momento gli apparve il fantasma di Eracle: ”Filottete, vattene con loro a Troia. Ti manderò un figlio di Asclepio, affinché ti guarisca”. 40Tornati a Troia, proprio Filottete sfidò Paride a un duello con l’arco: mancò il bersaglio con la prima freccia, gli infilò la seconda nella mano destra, la terza nell’occhio, la quarta nella caviglia. Paride fuggì a Troia e si fece portare sull’Ida, dove stava la sua vecchia amante Enone. Ma Enone, ancora pazza di gelosia per Elena, rifiutò di guarirlo. Lo riportarono a Troia e la sera stessa morì. Enone, quando l’aveva visto portar via, s’era pentita del suo rifiuto ed era scesa di corsa in città, avendo cambiato idea, volendo invece medicarlo. Ma quando arrivò Paride era già morto. Pazza per il dolore si gettò giù dalle mura.