Giorgio Dell’Arti, L’Indipendente 30/05/2004, 30 maggio 2004
21 La scena della battaglia era questa: sul mare, le navi. Sulla spiaggia, il campo dei greci. Da un lato il tempio di Apollo Timbreo, che greci e troiani consideravano territorio neutro e dove andavano a sacrificare senza combattersi
21 La scena della battaglia era questa: sul mare, le navi. Sulla spiaggia, il campo dei greci. Da un lato il tempio di Apollo Timbreo, che greci e troiani consideravano territorio neutro e dove andavano a sacrificare senza combattersi. Là di fronte Troia, con le sue mura, costruite da Apollo e Posidone, che in veste di muratori avevano espiato una ribellione a Zeus. C’era un solo pezzo di muro dove si poteva entrare ed era quello costruito a occidente da Eaco, il padre di Peleo, il più virtuoso di tutti gli uomini. C’era questa stranezza nel destino di Troia: che il padre di Peleo aveva costruito quel muro e che suo figlio adesso doveva abbatterlo. 22 Un giorno Achille andò al tempio di Apollo, territorio neutrale, e qui trovò Ecuba che con la figlia Polissena stava sacrificando. Subito Achille, col suo animo mobile, fu preso da passione per Polissena e tornato alla tenda mandò l’auriga Automedonte da Ettore a chiedere a che condizioni gli avrebbe ceduto la sorella. Ettore rispose: ”Consegna ai troiani il campo dei greci”. La passione di Achille era talmente forte che mandò a dire a Ettore: ”Si può fare. E però che accadrà se non ci riesco?”. Ettore gli rispose: ”In questo caso, devi almeno ammazzare il tuo cugino Aiace il Grande e i figli dell’ateniese Plistene”. Achille si tormentava e non sapeva prendere una decisione. 23 Passavano gli anni e i greci, mentre aspettavano la caduta di Troia - che non poteva avvenire prima del decimo anno - mantenendo l’assedio, sottomettevano i popoli della costa. Lesbo, Foceo, Colofone, Smirne, Clazomene, Cuma, Egialo, Tino, Adramittio, Dide, Endio, Linneo, Colone, Lirnesso. Anche Tebe Ipoplacia. Qui era nata Andromaca, la moglie di Ettore. Achille, entrando in città, vi trovò il padre Eezione e i suoi sette figli. Li uccise tutti e intorno al rogo poi crebbe un bosco di olmi. 24 A Tenedo Achille uccise Tenedo, che scagliava massi dall’alto della roccia. Tenedo era figlio di Apollo e Tetide aveva avvertito Achille che se avesse ucciso un figlio di Apollo sarebbe morto per mano di Apollo. Per questo Achille si portava dietro uno schiavo di nome Mnemone che ogni giorno doveva ricordargli quella profezia. Ucciso Tenedo e compreso quello che aveva fatto, Achille mise a morte Mnemone. A Lirnesso fu presa Criseide, figlia di Crise, il sacerdote del tempio di Apollo Timbreo. E Briseide, che era stata fidanzata di Troilo. Quando sorteggiarono le schiave, Criseide toccò in sorte ad Agamennone, Briseide ad Achille. A Tebe Ipoplacia Achille prese pure il cavallo Pedaso, che egli aggiogò al suo carro, già tirato dalla pariglia di cavalli immortali - Balio e Xanto - che gli dèi avevano regalato ai suoi genitori il giorno delle nozze. 25 Venne il decimo anno e i greci, tornati dalle guerre costiere, si misero tutti sotto le mura di Troia. Ma il dio Apollo era offeso, perché Agamennone aveva preso Criseide e Criseide era la figlia del suo sacerdote. Il dio, invisibile a tutti, si mise dunque davanti alle navi e prese a scoccare frecce sui greci. I greci morivano a decine. Calcante spiegò: ”E’ Apollo, Bisogna placarlo”. Agamennone allora mandò a chiamare il sacerdote Crise e gli fece dei doni e tutto cortese concesse che si riprendesse Criseide. Poi, non volendo restare senza una schiava, ordinò ad Achille di consegnargli Briseide. Era il capo e Achille non potè rifiutare.