Giorgio Dell’Arti, L’Indipendente 30/05/2004, 30 maggio 2004
Sempre sul monte Ida, non lontano dalla grotta di Chirone e dal luogo dove si stavano svolgendo le nozze, pascolava i suoi tori il mandriano Paride, un ragazzo talmente bello che la ninfa Enone non voleva mai staccarsi da lui
Sempre sul monte Ida, non lontano dalla grotta di Chirone e dal luogo dove si stavano svolgendo le nozze, pascolava i suoi tori il mandriano Paride, un ragazzo talmente bello che la ninfa Enone non voleva mai staccarsi da lui. Ermete, di punto in bianco, gli si parò davanti e aveva dietro di sé tre dèe, le uniche che potessero ambire alla mela: una, Afrodite, era la dea dell’amore; un’altra, Hera, era la moglie di Zeus; e la terza era Atena, la più intelligente di tutte, gran matematica e grande tessitrice, guerriera e con gli occhi azzurrissimi. Paride, quando Ermete gli ebbe spiegato di che si trattava, non voleva assolutamente saperne. Poi chiese se le dèe escluse gli avrebbero serbato rancore. Poi domandò di vederle nude. Infine, quando quelle si furono spogliate, prese la mela e andò a parlarci. 7Le dèe volevano persuaderlo con le lusinghe. Atena gli disse: ”Sarai il più saggio di tutti e grazie alla tua sapienza vincerai ogni battaglia”. Hera gli disse: ”Ti darò il dominio dell’Asia”. Afrodite gli disse: ”Ma tu, caro Paride, non sei mica un mandriano”. Paride: ”No?”. Afrodite: ”No. Tu sei figlio di Priamo ed Ecuba, il re e la regina di Troia. Quando sei nato, gli indovini dissero che avresti provocato la rovina della città e tuo padre allora ti consegnò al pastore Agelao perché ti uccidesse. Agelao invece non ha avuto il cuore di ammazzarti, ha portato al re Priamo una lingua di cane, dicendo che era tua, e poi ti ha allevato in mezzo ai suoi figli”. Paride: ”Anche se questa storia fosse vera, che c’entra con la mela?”. Afrodite: ”C’entra. Perché io ti farò tornare a Troia ed essere principe e poi ti darò in sposa la donna più bella del mondo”. Paride domandò: ”E chi è la donna più bella del mondo?”. E Afrodite rispose: ”Elena, regina di Sparta, la moglie del re Menelao. Ti vedrà e per te lascerà suo marito, la casa, i suoi figli”. Paride disse: ”Tutto questo per una mela d’oro?”. E Afrodite, prendendo la mela, rispose: ”Proprio così”. 8 A Troia c’erano i Giochi e, seduti sulle tribune, il re Priamo e la regina Ecuba videro un giovane, di radiosa bellezza, che batteva tutti nel pugilato e poi anche nella corsa e nel salto. Inoltre questo giovane aveva portato con sé un toro e questo toro, nella gara dei tori, batteva i tori di tutti gli altri. Priamo ed Ecuba si domandavano: ”Ma chi è questo giovane eroe?”. I loro figli, invece, erano invidiosi: Deifobo ed Ettore circondarono lo sconosciuto e stavano per ammazzarlo quando il pastore Agelao si mise a gridare: ”Fermi! E’ vostro fratello!”. Così Paride fu ammesso al palazzo reale ed era così bello, così gentile, così aggraziato che tutti lo amavano e nessuno ricordava più le parole degli indovini che, quando era nato, avevano gridato al pericolo. 9 A Sparta intanto era scoppiata la peste e gli indovini dissero al re Menelao che, per far cessare l’epidemia, bisognava sacrificare sulle tombe di Lico e Chimero. Il re chiese: ”E dove si trovano queste tombe?”. E gli indovini: ”A Troia”. Così Menelao andò a Troia e fu accolto da Priamo e, seduto alla tavola del palazzo reale, conobbe Paride. Paride gli disse: ”O re, anch’io ho bisogno di sacrificare agli dèi in terra straniera. Infatti, ho ucciso per sbaglio un compagno di giochi e devo purificarmi”. Menelao disse: ”Vuoi venire a Sparta?”. E Paride disse: ”Ti ringrazio, o mio re”. 10 Così Paride andò a Sparta e lo accompagnava proprio Menelao, l’uomo che lui avrebbe tradito. Afrodite gli stava alle spalle, lo consigliava. ”Per far capire a Elena le tue intenzioni, falle cenni con gli occhi, bevi alla sua stessa coppa posando le labbra dove lei ha posato le labbra, scrivi in segreto piccole parole d’amore”. Elena, ad ogni movenza di Paride, si innamorava. Paride, benedetto da Afrodite, splendeva di una bellezza sconosciuta.