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 2004  maggio 30 Domenica calendario

1Nessun dio poteva sposare la dea Tetide, perché il figlio della dea Tetide e di un dio avrebbe spodestato suo padre

1Nessun dio poteva sposare la dea Tetide, perché il figlio della dea Tetide e di un dio avrebbe spodestato suo padre. Bisognava però che il marito di Tetide fosse almeno un uomo virtuoso. Gli dèi consultarono il centauro Chirone, che era mezzo uomo e mezzo cavallo, e quello disse che l’unico uomo virtuoso sulla Terra era in quel momento Peleo, il re della Ftia. 2 Peleo dunque, per ordine di Chirone e del dio Zeus, attese Tetide presso un’isola della Tessaglia, dove ogni notte la dea, cavalcando un delfino, veniva tutta nuda a bagnarsi. Nascosto dietro un cespuglio di mirto pieno di bacche colorate, Peleo vide arrivare la dea. E quando lei, stanca del bagno, si mise a dormire sulla spiaggia, subito le saltò addosso. Tetide lo respinse e per sfuggirgli si trasformò in acqua, fuoco, leone, serpente. Ma Peleo la teneva stretta. La dea si fece anche seppia e, da seppia, gli schizzava addosso l’inchiostro. Ma Peleo resisteva. Infine, commossa, Tetide si concesse e i due amanti, l’uomo e la dea, si mischiarono sulla spiaggia al chiaro di luna. 3 Si celebrarono quindi le nozze di Peleo e Tetide, sul monte Ida in Frigia, proprio di fronte alla grotta di Chirone. Gli dèi stavano seduti su troni d’oro, le Nereidi danzavano descrivendo spirali, le Muse e le Moire cantavano canzoni d’amore, i Centauri, incoronati d’erbe e brandendo torce d’abete, si inebriavano con il latte. Da un lato stavano i cavalli bianchi Balio e Xanto, un regalo del dio Posidone. E da un altro gli altri regali divini: una lancia di frassino levigata da Atena e appuntita da Efesto; un’armatura d’oro; un’urna d’oro, fabbricata da Efesto e regalata da Dioniso. 4 Chirone, che aveva invitato alle nozze tutti gli dèi, aveva però dimenticato Eris, colei che ha il compito di metter discordia tra gli uomini. La dea, offesa, mise discordia: mentre gli invitati ballavano e cantavano, una mela d’oro cadde dal cielo e sulla mela si leggevano queste tre parole: ”Alla più bella”. Subito le dèe presero a litigare tra loro. 5 Ogni dea sentendosi la prima, e non smettendo le dèe di accapigliarsi (la festa era ormai rovinata), il dio Zeus chiamò Ermete, suo figlio, il dio che protegge gli uomini ladri e bugiardi, e che non può essere vinto in nessuna trattativa. Zeus chiese a Ermete: ”Conosci qualcuno che sappia cavarci da questo impiccio?”. Ermete rispose, come tutti i bugiardi: ”Forse”.