varie, 3 giugno 2004
Tags : Giancarlo De Cataldo
DE CATALDO Giancarlo
DE CATALDO Giancarlo Taranto 7 febbraio 1956. Magistrato. Scrittore. «Giudice da best seller. [...] Protagonista alla prima Corte d’assise di Roma sul caso Marta Russo, ha giudicato anche la banda della Magliana. Ha già scritto tre romanzi, un’antologia, un testo teatrale e, in ultimo, un thriller in cui ricostruisce vent’anni cruciali della vita del Paese. Proprio attraverso fatti e misfatti della banda della Magliana, l’organizzazione criminale che tra la il 1977 e la metà degli anni Ottanta si dedicò all’usura, alle scommesse clandestine, al traffico d’armi, al commercio di droga. Romanzo criminale (Einaudi) non è soltanto un affresco sulla mala di Roma, senza romanticismo somiglia a un’epopea. Non è raro che i magistrati cerchino nella scrittura la sublimazione del confronto con il Male [...] ”Giallo, thriller, noir: non sono che etichette sotto le quali raggruppiamo, per comodità di esposizione, esperienze di scrittura fra le più svariate ed eterogenee, che vanno dal romanzo storico (Ellroy su tutti) alla sfida classica fra i ”nostri” e il cattivo di turno (tutta la letteratura sui serial killer), al giallo psicologico in senso stretto. Il tratto comune sta in questo: sono tutti racconti (letterari, teatrali, cinematografici, ecc.) il cui centro gravitazionale è costituito da un unico interrogativo ossessivamente ripetuto: quello che attiene alla presenza del Male nel mondo, con il corollario della sua ovvia immanenza nell’uomo e della conseguente lacerazione fra il dovere di combatterlo e l’impossibilità di estirparlo. Senza tacere della seduzione che esso esercita su tutti noi. Ecco quello che mi piace raccontare [...] Da ragazzo divoravo Salgari, la fantascienza, il fumetto. Da adolescente me ne vergognavo. Tutto era, e doveva essere, alta cultura. Col tempo sono felicemente tornato alle ’pratiche basse’. L’amore è rinato. Ho ritrovato quella passione e quell’appartenenza che mi ero volutamente vietato, affogando in un oceano di noia. L’impatto con il poliziesco, o come diavolo vogliamo chiamarlo, è arrivato tardi. Ma, forse, al momento giusto. E mi ha permesso una ricerca a ritroso, una caccia all’elemento ’noir’ che si annida in tutta la grande letteratura, in tutto il grande cinema, che nessuna persona perbene si azzarderebbe a definire ’di genere’. Ma che senza il genere oggi non saremmo più in grado di apprezzare [...] La presenza del Male nel mondo, il suo mistero, i suoi legami con il cuore dell’uomo: sono temi antichi quanto l’uomo. Erano centrali già nel teatro greco classico. In Shakespeare, Balzac, Dickens, Dostojevskji. Di che tratta l’Edipo, se non di incesto e di omicidio? E l’Iliade non è forse il poema di uno sterminio di massa? E Riccardo III non narra di un atroce infanticidio e di una catena di assassini giustificati con la ’ragion di Stato’? Persino i Promessi Sposi, se guardiamo al capolavoro manzoniano depurato dalle incrostazioni delle nostre cattive accademie, appartengono a questa grande famiglia: sono un racconto di ratto, stupro, violenza, pestilenza, rivolta. In cui l’uomo cerca rifugio ultimo nella presenza divina... Il pubblico di Atene antica, quello delle tragedie elisabettiane, non si poneva affatto il problema dei generi. Assistendo, per esempio, all’Edipo a Colono, era perfettamente in grado di comprendere la rete simbolica sottostante alla rappresentazione, di entrarvi immediatamente in sintonia. Quel pubblico riconosceva l’oracolo di Apollo o il furore delle Baccanti [...] Ciò che definiamo poliziesco, thriller, noir e via dicendo ha ripristinato questa sintonia simbolica fra autore e pubblico, facendo leva su antiche assonanze mai cancellate perché incancellabili. Il poliziesco ci rimette in contatto con una parte profonda e oscura del nostro essere a lungo rimossa dalla cultura occidentale. Oggi la riscopriamo perché ci mancava maledettamente. Ne abbiamo fame, letteralmente”» (Elsa Vinci, ”la Repubblica” 3/6/2004).