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 2004  giugno 02 Mercoledì calendario

Nichol Michelle

• Z-STAR (Michelle Nichol) Hackney (Gran Bretagna) 1971. Cantante • «Nata [...] nel 1971 (’Uno degli anni migliori per la musica”) da genitori di Trinidad [...] Ecco come è andata: nel 2003, al termine di un suo concerto a Roma, una ragazza, impressionata dalla performance, le si avvicina e le chiede un cd. ”Nessun cd, non ho neanche un contratto”, risponde lei. Caso vuole che la ragazza sia una talent scout, che segnala Michelle alla Virgin Italia; i manager della multinazionale la invitano a Milano e lei, negli uffici di piazza San Babila, improvvisa un concerto voce e chitarra. Colpiti, affondati: ed ecco il contratto. Poi la casa madre inglese decide che il nome di Z-Star dovrà girare in tutto il mondo. A proposito, perché uno pseudonimo? ”A 16-17 anni i miei amici mi soprannominavano Z. Quando ho iniziato a fare musica, i compagni di lavoro, storpiando in slang la pronuncia di sister, sorella, hanno iniziato a chiamarmi zister”. Da ”zister” a ”Z-Star” il passo è breve. ”Questo nome per me significa qualcosa di positivo, che dà gioia, una misteriosa energia che attraversa il tempo e l’oscurità: come le stelle”. [...] il primo elemento che colpisce è la voce. Sensuale, decisa, carismatica, potente come quella di Tracy Chapman. ”La voce è uno strumento molto personale, è qualcosa che si sviluppa negli anni, in parallelo con le esperienze della vita. Crescendo sono passata attraverso fasi diverse: all’inizio avevo dentro di me una rabbia che lasciava uscire un tono duro. Se sono più morbida ora, è perché sono più felice”. Lezioni di canto alle spalle? ”Una sola, ma mi ha annoiata. La scuola migliore: ascoltare vecchi dischi blues o jazz e canticchiarci sopra. Ella Fitgzerald, Billie Holiday, ma anche Bob Marley vanno benissimo. La più brava? Aretha Franklin, ha un’estensione vocale senza pari [...] Durante un concerto un grande cantante colpisce più di un grande strumentista, perché il canto è il suono dell’uomo. Norah Jones è grande, la stimo. Il suo primo album è arrivato alla gente perché è onesto: non ha avuto bisogno di una grande campagna promozionale, è bastato il passaparola. E [...] mi piace Amy Winehouse: fraseggio e estensione vocale fantastici» (Andrea Laffranchi, ”Corriere della Sera” 2/6/2004).