varie, 2 giugno 2004
Tags : Ghazi Al Yawar
AlYawar Ghazi
• Mosul (Iraq) 11 marzo 1958. Primo presidente iracheno del dopo Saddam. «Sunnita, indossa la keffiah bianca e la lunga veste con i bordi dorati. Un modo per ribadire l’appartenenza al più importante clan tribale dell’Iraq, gli Shammar, oltre tre milioni di persone. In prevalenza sono di fede sunnita, ma non mancano gli sciiti. Legami etnici che seguendo le orme delle carovane si estendono dalla Siria all’Arabia Saudita [...] ”Quando ero piccolo - ha ricordato Al Yawar - mia mamma mi mandava a visitare sia i santuari sciiti di Najaf e Karbala che le moschee sunnite di Bagdad e la chiesa della Vergine Maria”. Ma la religione - ha aggiunto - non deve essere interpretata come una legge oscurantista. Al Yawar punta ad essere un elemento di congiunzione e non di frattura, pur salvaguardando il peso della minoranza, al potere con Saddam e oggi timorosa di essere soffocata. In una recente intervista il nuovo capo dello Stato ha dato prova di saggezza mescolata a pragmatismo: ”Noi beduini privilegiamo la ragione all’emozione. Oggi in Iraq è invece l’emozione che comanda”. [...] Al Yawar segue le vicissitudini del suo clan. Il nonno, dopo aver collaborato con gli inglesi, è un ascoltato membro del consiglio reale. Quando a Bagdad il potere finisce nelle mani dei militari, il clan partecipa ad un tentativo di rivolta. Costretti a fuggire, gli Shammar raggiungono l’Arabia Saudita. Al Yawar si laurea in ingegneria e perfeziona i suoi studi alla prestigiosa Georgetown University di Washington. Tornato in Arabia si lancia nel mondo degli affari fondando una società di telecomunicazioni. Lascia tutto alle spalle nell’aprile 2003, quando rimette piede in Iraq dopo la cacciata del dittatore. Di quel passato gli restano un inglese perfetto, un arabo parlato con accento saudita, una montagna di rapporti privilegiati ed una buona dose di pragmatismo. ”Se non mi fanno lavorare, me ne vado”, ha ammonito più volte. Un messaggio destinato tanto ai colleghi iracheni che agli americani» (Guido Olimpio, ”Corriere della Sera” 2/6/2004).