1 giugno 2004
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Mccullough Colleen
• Nata a Wellington (Australia) il primo giugno 1937. Scrittrice. «Regina australiana delle lettere, regina non soltanto per aver venduto di quel suo celebre libro, Uccelli di rovo, oltre dodici milioni di copie in tutto il mondo, ma regina anche per la stazza, per il portamento, per l’incedere maestoso. [...] Sta diventando cieca, a 66 anni, per una forma di degenerazione che ha già tolto la vista a sua madre e che è la prima causa di cecità in Australia. Smettere di fumare potrebbe giovare, le hanno detto i medici, ma la signora ha risposto che non può smettere, perché le sigarette stimolano la sua creatività. [...] strana la sua parabola di medichessa ricercatrice australiana in un’università americana che, con straordinario senso pratico, senza la minima traccia di quelle premonizione che non raramente toccano agli artisti, decide di inventarsi un nuovo mestiere, un secondo lavoro che le permettesse di arrotondare il non eccezionale stipendio. Aveva 33 anni, nessuna intenzione di sposarsi, scarse probabilità di fare carriera, ma, soprattutto, era figlia unica di una madre che si avviava a diventare anziana e cieca; calcolava che, per assisterla, a 50 anni avrebbe dovuto dimettersi dall’università, salvo poi morire di fame in due. Si mise, dunque, a scrivere per volgare calcolo; più precisamente, si mise a pubblicare, visto che fin da ragazza aveva accumulato nel cassetto racconti, fiabe, novelle, romanzi e romanzetti. Il primo libro ripescato da quel sorprendente deposito di manoscritti fu Tim e, inspiegabilmente per lei, andò assai bene, tanto che l’editore non la mollò più. E, ben presto, il secondo lavoro divenne il primo, in quanto, per scrivere, decise di lasciare l’università. Dopo lo straordinario successo di Uccelli di rovo, moltiplicato per mille dall’omonimo fortunatissimo sceneggiato televisivo, la scrittrice si trasformò addirittura in un’attrazione turistica, costantemente visitata (e disturbata) da decine di pellegrini che spiavano dentro casa per vedere da vicino, magari anche toccare il fenomeno che aveva partorito il bestseller. Fu allora che Mc-Cullough decise di andarsene in capo al mondo, di nascondersi dove nessuno l’avrebbe trovata. Scelse la piccola isola di Norfolk, sperduta nel mare tra l’Australia e la Nuova Zelanda: 36 chilometri quadrati di paesaggio di fiaba con cinquemila pecore e duemila abitanti, in gran parte discendenti dei marinai ammutinati del Bounty, approdati qui due secoli fa, quando lo scoglio di Pitcairn, dove si erano rifugiati i loro antenati, si era rivelato troppo angusto. Oltre a trovar pace, la scrittrice, che vive ancora qui, trovò marito, Ric Robinson, uomo politico e proprietario terreno, mezzo inglese e mezzo polinesiano, a sua volta discendente di uno di quei marinai ribelli. il suo primo lettore, il suo maggiore fan e sostenitore. Ora anche il suo apprensivo custode. In cambio, racconta lei, a colpi di bella casa, bei viaggi e ottimi alberghi, cerca di rendergli la vita più piacevole possibile. I suoi tanti soldi, confessa, infatti, li spende, oltre che in aiuti all’ospedale e in sostegno ai bisognosi dell’isola, in comfort per il marito. ”Fossi signorina - riconosce - probabilmente non saprei dove metterli”» (Isabella Bossi Fedrigotti, ”Corriere della Sera” 1/6/2004).