Matteo Negri, Macchina del Tempo, giugno 2004 (n.6), 29 maggio 2004
Come uno ”sceriffo” quest’anno l’Onu con passo lento entrerà nei ”saloon” della Terra per affiggere il bando: ”Ricercati! Mari e Oceani
Come uno ”sceriffo” quest’anno l’Onu con passo lento entrerà nei ”saloon” della Terra per affiggere il bando: ”Ricercati! Mari e Oceani. Vivi o Morti?”. Un annuncio forte quello delle Nazioni Unite, scelto per individuare il tema della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno prossimo e per far capire con poche e chiare parole che non c’è mica tanto da scherzare. L’immensa distesa d’acqua che ricopre il 70% della superficie terrestre è ammalata e ha bisogno di cure immediate. Ovviamente quella dello ”sceriffo” è soltanto una metafora debole, perché l’Onu non ha poteri né d’imposizione né di sanzione. «Ogni anno la Giornata dell’Ambiente» dichiara Klaus Toepfer, direttore esecutivo dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente «fornisce l’opportunità per industrie, cittadini e governi di concentrarsi sulle sfide ambientali. Quest’anno i riflettori sono puntati su mari e oceani. Vivi o morti? una nostra scelta!». Già! Vivi o morti? Significa che siamo in zona Cesarini? «Più del 70% delle riserve di pesca sono sfruttate al di là dei limiti sostenibili» spiega Toepfer «e nei menù dei ristoranti il pubblico trova nuove specie di pesci poiché quelle tradizionali scarseggiano. Poi c’è l’inquinamento. L’80% del quale è provocato dalle attività umane da terra. Secondo i nostri calcoli l’impatto economico delle sole epatiti provocate da ingestione di cibo marino infetto ammonta a 7,2 miliardi di dollari all’anno. Mentre sono migliaia i mammiferi e gli uccelli uccisi dalle acque non trattate e dai rifiuti plastici portati fino al mare dai fiumi (un esempio nella foto a destra). Tutto questo, aggiunto alla morte di molte zone costiere per via dall’abuso dei fertilizzanti agricoli che agiscono sulle alghe» conclude il direttore esecutivo dell’Unep «ci pone di fronte a una scelta: agire subito per salvare le nostre risorse marine o stare a guardare mentre si estinguono». Una scelta che anche all’Italia, visto che è una penisola, conviene non sbagliare. « vero» risponde il ministro dell’Ambiente italiano Altero Matteoli «il patrimonio marino, più di 8.000 chilometri di costa, è uno degli elementi più preziosi e caratterizzanti della nostra Terra. Però posso dire che il mare italiano è ormai monitorato in maniera costante sia sul fronte della balneazione che su quello della sua salute». Svolto in collaborazione con le 15 regioni costiere italiane, il programma di monitoraggio del ministero sembra fornire dati non catastrofici. «Le nostre ricerche» specifica il ministro «hanno messo in evidenza una sostanziale buona qualità degli ambienti marino-costieri italiani, sebbene abbiano anche fornito conferme sullo stato di compromissione di alcune aree dovuto all’inquinamento». Sono gli sversamenti di idrocarburi e gli scarichi urbani che nel Mediterraneo si contendono la palma di ”pericolo pubblico numero uno”. «In merito agli sversamenti» annota Altero Matteoli «è stato finalmente recepito a livello mondiale il problema di fondo di una rapida eliminazione delle navi cisterna più vecchie e obsolete. Quanto agli scarichi urbani, invece, il sistema di depurazione italiano ha cominciato a funzionare. E anche Milano, la città fino a poco fa additata per la mancanza di depuratori, si sta mettendo in regola». Il 5 giugno dunque appuntamento con la Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’Onu metterà una ”taglia” su mari e oceani. L’attesa è che sempre più ”cacciatori” riportino allo sceriffo i ricercati vivi, non morti. Matteo Negri