Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2004  maggio 26 Mercoledì calendario

MARINO

MARINO Umberto Roma 1955. Regista • «Autore di testi teatrali e poi cinematografici tra cui La stazione e Italia-Germania 4 a 3, ha esordito dietro la macchina da presa nel ’92 con Cominciò tutto per caso [...] un cinquantenne vestito tutto di jeans, con lo sguardo profondo, la faccia piena di storia, la sigaretta sempre accesa e la citazione a fior di labbra. Ha fatto il ’68, è della scuola di quelli che si rifiutano di usare il cellulare [...] Essendo un ”intellettuale di sinistra”, è colto. Essendo un artista è uno che la cultura se la fa scorrere nelle vene e nel cervello per utilizzarla in quel che crea. [...] ”Il lieto fine non è fra le mie priorità. Credo nella superiorità filosofica della tragedia rispetto alla commedia. La prima non ha residui, mentre l’altra si basa sui sentimenti umani che sono relativi. La tragedia dimostra che anche il migliore degli uomini può trasformarsi in un assassino. onesta e ottimista. Ammette che si vive soltanto rapinando e uccidendo. L’eroe, come spiega Nietzsche, accetta questa realtà e noi, Pasolini insegnava, abbiamo bisogno di eroi”. un tuffo nella crudezza dell’esistere il dialogo con Umberto Marino. Rifiuta i compromessi, la mollezza, vuole vivere a pieno il qui e adesso. ”Non capisco quelle donne che, finita la giovinezza, vanno in giro tirate a lucido per poi apparire ridicole mentre barcollano sui tacchi. Un tempo crescere era un’ambizione, un onore. Oggi è una vergogna. Io non vorrei tornare indietro. Per giocare a tennis devo bere il Gatorade che a 20 anni non mi serviva. E allora? Goethe ha consegnato il Faust e subito dopo è morto. Mica gli importava di essere vecchio. Pensava a scrivere Faust”» (Claudia Carucci, ”La Stampa” 26/5/2004).