Varie, 24 maggio 2004
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Valdengo Giuseppe
• Torino 24 maggio 1914, Aosta 4 ottobre 2007. Baritono • «Fu scelto da Toscanini per l’esecuzione in forma di concerto di Otello, Aida e Falstaff con la NBC di New York [...] ha calcato le grandi scene mondiali dell’opera. Aveva iniziato la carriera con l’oboe, ma poi la voce ebbe il sopravvento. Le cronache narrano dei suoi esordi al Teatro sperimentale di Alessandria, poi del debutto a Parma nel Barbiere di Siviglia nel 1936. Fu l’inizio di una carriera che segna le tappe più memorabili con le imprese al Metropolitan di New York ed il rapporto artistico con Arturo Toscanini. Questa collaborazione venne aperta da una telefonata che lo convocava nella sede della NBC. Provarono insieme la parte di Iago, che fino ad allora Valdengo non aveva osato affrontare per le difficoltà interpretative: fu una prova spossante, ma ebbe esito positivo. Quindi venne la volta di Falstaff e di Aida. Il suo carattere poco accomodante gli fu qualche volta di ostacolo, ma il valore artistico di Valdengo continuò a lungo ad emergere come in quell’Amore dei tre re di Italo Montemezzi» (’La Stampa” 23/5/2004) • «[...] aveva debuttato a Parma nel 1936 come Figaro nel Barbiere di Siviglia, affrontando poi Sharpless nella Madama Butterfly di Puccini e approdando alla Scala. La carriera diviene presto internazionale: canta al Metropolitan ne L’elisir d’amore di Donizetti e rimane a lungo ospite fisso nel cartellone del teatro, distinguendosi anche come Marcello in Bohème. La verve scenica, l’espansione melodica non penalizzano quell’autorevolezza, quel nobile peso della voce che gli consente di affrontare i ruoli verdiani: con Falstaff, anche Otello e Aida (ambedue ancora con Toscanini) e Ballo in maschera. Portato, seguendo lo stile dell’epoca, ad una certa enfasi espressiva, in evidenza in particolare nell’incisione dei Pagliacci di Leoncavallo diretti da Fausto Cleva, si dimostra disponibile al prezioso lavoro di asciuttezza ed essenzialità che rappresenta il contributo tra i più importanti dato da Toscanini allo sviluppo interpretativo del nostro repertorio melodrammatico. La felicità di quell’incontro e di quell’esperienza artistica verrà raccontata da Valdengo nel volume Ho cantato con Toscanini, edito nel 1962, pochi anni prima del suo ritiro dalle scene e della decisione di dedicarsi all’insegnamento e al canto da camera. Nel 2002, il presidente Ciampi gli conferì il titolo di Grand’Ufficiale al merito della Repubblica Italiana: un riconoscimento che riempì il cantante di legittimo orgoglio. Le pagine del libro sono ricche di aneddoti, come conviene ad un artista che si dimostra cronista curioso, senza rinunciare a qualche strale verso la decadenza dell’arte del canto e, in anni più vicini a noi, quando l’età non aveva fatto venir meno l’estro polemico, verso le cattive abitudini dei teatri lirici. Oltre alle incisioni di opere complete, rende onore all’arte di Valdengo anche un cd interamente interpretato da lui: Il mito dell’opera, edito da Bongiovanni» (Sandro Cappelletto, ”La Stampa” 5/10/2007).