L’Indipendente 16/05/2004, 16 maggio 2004
le spie di maometto e le meretrici Le spie del Profeta, Basbas e Adi, nelle vicinanze di Badr, si rifornirono di acqua a un pozzo
le spie di maometto e le meretrici Le spie del Profeta, Basbas e Adi, nelle vicinanze di Badr, si rifornirono di acqua a un pozzo. Lì trovarono un uomo, Magdi bin Amr al-Guhani, e due fanciulle che conversavano. «Quando domani o dopo, verrà la carovana, allora potrò essere occupata, guadagnarmi qualche cosa e pagare il mio debito con te», disse una. Ma l’altra non era convinta. La discussione degenerava. Intervenne Magdi che mise pace tra le due. Il modo in cui la fanciulla intendeva trovare occupazione con la carovana è chiaro anche se il Caetani, che scriveva nei primi anni del Novecento, evita di usare la parola prostituta. Le spie partirono per comunicare a Maometto il prossimo arrivo della carovana a Badr. Ma abu Sufyan, il capo di quella carovana, giunse poco dopo in avanscoperta dalle parti dei pozzi, dove era stato indirizzato da Magdi che aveva incrociato per la via. Due uomini, gli dissero, erano appena passati di lì. Insospettito esaminò lo sterco dei loro cammelli. Ne prese in mano un po’, lo tastò e sentì duro. Noccioli di datteri, il cibo dei medinesi! Abu Sufyan tornò alla carovana e la spronò disperatamente verso la spiaggia. Solo con grande difficoltà fu possibile impedire ai cammelli assetati di gettarsi verso le sorgenti dove il Profeta attendeva in imboscata. Abbandonata la via interna, che passava per Badr, abu Sufyan riuscì a prendere la direzione del Mar Rosso. La carovana di ritorno da Gaza era in salvo. Il compito della scorta si poteva considerare concluso. Abu Sufyan inviò un messaggero alla truppa meccana per dire di tornare indietro. Ma il partito degli intransigenti, esaltato da giorni di marcia con festini a ogni tappa, musiche e libagioni, voleva raggiungere Badr per dare una lezione al Profeta e concludere la spedizione in bellezza. Inoltre c’era un conto in sospeso. Bisognava vendicare l’uccisione di ibn al-Hadrami avvenuta per mano islamica due mesi prima a Nakhlah. Le cantanti furono rimandate alla Mecca. Oltre a loro fecero ritorno due tribù, i banu Zuhrah e i banu Adi bin Kab. Gli altri si lasciarono persuadere dagli argomenti bellicosi di abu Gahl. Ma forse le diserzioni furono più numerose e i testi non lo dicono per evitare di sminuire la vittoria dei seguaci di Maometto. « forse giunto il momento di descrivere fisicamente quest’uomo che a circa cinquant’anni cominciava una nuova vita», scrive il Rodinson nel capitolo della biografia di Maometto intitolato ”Il profeta armato”. «A dire il vero non possiamo fidarci molto delle descrizioni che di lui ci sono giunte, ma, nella misura in cui hanno conservato qualche tratto di verità si riferiscono sicuramente a quest’ultimo periodo della sua vita. Sembra che fosse di taglia normale e avesse la testa grande ma la faccia non rotonda né paffuta; i capelli non erano eccessivamente ricci, gli occhi neri, grandi e ben sagomati, le ciglia lunghe. Aveva l’incarnato chiaro tendente al rossiccio. I peli del petto erano pochi e fini, ma quelli delle mani e dei piedi erano invece fitti e la barba folta. La sua ossatura era forte, le spalle larghe. Camminava buttando i piedi in avanti con energia come se scendesse una china e quando si girava lo faceva di colpo e interamente». Siamo al momento decisivo, quando i due eserciti sono divisi solo da una collina di sabbia, gli uni ignorando la presenza degli altri, la sera del giovedì 16 Ramadan. Gli uomini di Maometto furono sorpresi da una pioggia torrenziale come lo sono spesso quelle dell’Arabia, e dovettero dormire nascosti sotto gli alberi o coperti dagli scudi di cuoio. La mattina dopo, il terreno, reso compatto dalla precipitazione, favorì la loro marcia. Il giorno venerdì 17 Ramadan, martedì 13 marzo 624, Maometto occupò il pozzo più vicino al nemico e fece riempire di sabbia gli altri. Poi gli costruirono una capanna di frasche. I due eserciti si trovarono finalmente uno di fronte all’altro. Quello musulmano guardava verso occidente, quello meccano verso oriente. I raggi del sole negli occhi, dopo l’acqua, furono un secondo non trascurabile vantaggio per i musulmani. Maometto seppe sfruttare il momento favorevole. Percorse le file e le fece serrare battendo con una freccia la pancia di chi usciva dai ranghi. Quindi arringò i suoi uomini e ordinò di usare dapprima solo gli archi e tenere le spade per la fase successiva. Si ritirò nella capanna di frasche e crollò. I musulmani sputarono una nuvola di frecce sull’avanzante esercito meccano coprendosi con gli scudi per proteggersi dalle spade splendenti dei nemici. I più coraggiosi da una parte e dall’altra si sfidarono a singolar tenzone, dando vita a duelli personali. Un musulmano, Haritah bin Suraqah, mentre stava bevendo fu colpito da una freccia alla carotide. L’acqua si colorò di rosso e si dovette berla contaminata di sangue fino a sera. Leggenda vuole che un seguace di Maometto cui si ruppe la spada chiese al Profeta cosa fare e questi gli disse di combattere con un ramo. Il bastone si trasformò in una spada. In aiuto dei musulmani intervennero, secondo la tradizione, legioni di angeli con turbanti bianchi. Il rumore fatto dagli angeli armati piombando sui meccani somigliava allo strepito delle pietre agitate dentro una caldaia di rame. La vittoria fu talmente clamorosa, spiega il Caetani, che c’era bisogno, per i musulmani, di ricorrere a spiegazioni soprannaturali. I dettagli sulle uccisioni abbondano e somigliano più alla macelleria che alla battaglia, ragione che porta a credere in una rotta pesante per i meccani che, sorpresi dalla compattezza e dalla determinazione del nemico, si diedero alla fuga. Chi rimase fu massacrato. Al-Zubayr bin al-Awwam si scontrò con Ubaydah bin Said bin al As. Poiché quest’ultimo era armato da capo a piedi, lo colpì in un occhio, unico buco disponibile, con una lancia. Quando stramazzò a terra, al Zubayr gli mise un piede sulla guancia, estrasse la lancia cui rimase attaccato l’occhio. La lancia è quella che sarà portata, per la festa alla fine del Ramadan, a Maometto. A un certo punto il Profeta dovette dare ordine che finissero gli eccessi di crudeltà e nessun prigioniero venisse ucciso tranne alcuni che con cui aveva vecchi conti in sospeso. I prigionieri, insieme a cammelli, bagagli, vestiti, armi e molto corame che serviva da armatura, rappresentavano un bottino di tutto rispetto. Chi non aveva preso parte al saccheggio, perché era impegnato in altri compiti, come proteggere la capanna di Maometto, protestò violentemente per essere stato escluso.