Varie, 19 maggio 2004
CATANIA Elio
CATANIA Elio Catania 5 giugno 1946. Manager. Ex presidente dell’Atm (aprile 2007-luglio 2011, cacciato insieme a tutto il consiglio d’amministrazione dal neosindaco Giuliano Pisapia per i «privilegi inaccettabili» concessi a vertici e dirigenti, segno di una «mancanza di sobrietà», ma anche per l’uso «a fini elettorali» dell’azienda stessa che portavano a una «impossibilità di ogni rapporto fiduciario») Ingegnere elettronico con master al Massachusetts Institue of Technology (Mit). Ex numero uno dell’Ibm in Italia. Ex presidente e amministratore delegato delle Ferrovie (2004-2006) • «Sicuramente è un esperto di reti, per ora quelle informatiche. [...] È davvero un patito della tecnologia, anzi, per usare le sue parole “dei tanti utilizzi positivi che può avere la tecnologia applicata in pratica”. [...] Alto due metri, sorridente e cordiale nei rapporti umani, Catania arriva al vertice di una delle aziende più difficili d’Italia senza aver mai fatto una benché minima professione politica. Anni e anni di uscite pubbliche, di gestione anche difficile – l’Ibm arrivò ad un passo dal fallimento all’inizio degli anni 90 prima di riprendersi del tutto - senza mai sbilanciarsi. Al massimo un velatissimo consenso alla battaglia per l´abolizione dell’articolo 18, appena accennato in un’intervista tanto tempo fa. E poi non perde occasione per una parola di generale ottimismo: “Il sistema Italia non è affatto in declino, abbiamo delle carte forti da giocare”. Per il resto, solo tecnologia in senso stretto[...] E racconta con passione che la divisione Ibm Life Sciences, nata nel 2000, ha già 1.300 ricercatori e tecnici in tutto il mondo. Altro cavallo di battaglia, la pubblica amministrazione: “Il cittadino dimenticherà le file agli sportelli quando imparerà a usare il computer”. Neanche quando l´hanno candidato per la Confindustria [...] si è lasciato scappare una parola di troppo: “Non dico nulla per rispetto al mio ruolo di vicepresidente dell’Assolombarda”. Poi più nulla, e le congratulazioni a Montezemolo. Catania si è laureato in ingegneria elettronica all’Università di Roma nel 1969, e l’anno dopo è entrato in Ibm. Comincia allora una lunghissima carriera interna: nel 1985 è responsabile del settore banche e assicurazioni, e nello stesso anno prende anche un master in management sciences al Mit di Boston. La sua carriera accelera: nell’87 viene nominato vice president of marketing dell’Ibm Europa con sede a Parigi, nel 1991 rientra in Italia come vice direttore generale, nel ’96 si trasferisce nella sede centrale di New York come capo dell’America Latina, nel ’99 infine di nuovo a Milano da presidente dell’Ibm Italia - 10mila dipendenti più 2.000 nelle controllate - con responsabilità anche per i paesi dell’area mediterranea. Tutto questo senza trascurare una serie di posizioni “istituzionali”, dalle giunte delle stesse Assolombarda e Confindustria al consiglio d’amministrazione della Bnl, fino al Consiglio per le relazioni fra Italia e Stati Uniti, dove è membro del board» (Eugenio Occorsio, “la Repubblica” 19/5/2004). «È un supertecnico, ha vissuto in quattro continenti, è estraneo alla politica ma dalla politica ha un buon gradimento, è anche (e non guasta) uno sportivo: velista, tennista, golfista e in gioventù è stato quasi olimpionico di canottaggio. [...] Nato a Catania, cresciuto a Roma, si laurea in ingegneria elettronica e si guadagna un master in management al Mit di Boston. In Ibm entra a 24 anni: area commerciale. A 39 anni diventa responsabile italiano per i rapporti con banche e assicurazioni. Due anni dopo va a Parigi: vicepresidente marketing Ibm Europa. Nel ’91 è vicedirettore generale per l’Italia. Nel ’94 diventa amministratore delegato della Ibm South Europe, Middle East and Africa. Un paio di anni più tardi si trasferisce negli States: dal quartier generale di Armonk gli viene attribuito il difficile incarico di riorganizzare e rilanciare le attività in Sudamerica. Siede nel board mondiale di Big Blue. Torna in Italia nel ’99, come presidente e amministratore delegato per l’Italia e il Sud Europa. Una carriera da fedelissimo (non colleziona altri incarichi: fra i pochi quello di consigliere in Bnl e di “militante” all’Aspen Institute) che viene interrotta soltanto oggi. Fedelissimo anche nelle amicizie: i suoi compagni di tennis del circolo Malaspina di Milano San Felice, qualche imprenditore come Vittorio Merloni, “un direttore del personale (ha raccontato lui stesso tempo fa), un commerciante di gioielli, il manager di una multinazionale”. E fedelissimo infine (oltre che ai cannoli siciliani) anche a un’equilibrata frequentazione dei politici. “Li vedo e li incontro tutti. Ma solo per ragioni di lavoro”» (Sergio Bocconi, “Corriere della Sera” 19/5/2004).