Barbara Lionesi, Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 15 maggio 2004
diario di viaggio, una cina mai vista di Barbara Lionesi* Quando ho deciso di ripercorrere la parte cinese della Via della Seta, ho immaginato carovane di cammelli fra le dune del deserto, e seta, seta ogni dove
diario di viaggio, una cina mai vista di Barbara Lionesi* Quando ho deciso di ripercorrere la parte cinese della Via della Seta, ho immaginato carovane di cammelli fra le dune del deserto, e seta, seta ogni dove. Ebbene, di seta non ne ho trovata, e neppure di cammelli; giusto un paio di dromedari, che qualche astuto affarista aveva bardato di stoffe colorate per il piacere dei turisti. La via partiva dall’antica capitale imperiale, l’odierna Xi’an, e anch’io sono partita da lì. L’esercito dei 10.000 soldati di terracotta a guardia della tomba dell’imperatore che riunificò la Cina nel III secolo a.C. è una delle attrattive turistiche maggiori del Paese. Xi’an, con le sue mura e le sue pagode, è la Cina della tradizione imperiale. Ma fuggendo un’oretta dalla solita visita guidata, potrete trovare un quartiere musulmano vivacissimo. Anche la seconda tappa del mio viaggio, Lanzhou, situata lungo il corso del Fiume Giallo, dove diverse migliaia di anni fa nacquero le prime culture neolitiche, è ancora una città tutta cinese. Ciò che colpisce qui è il colore giallo: il Fiume Giallo si chiama così perché quello è il suo colore, così come gialla è la terra che lo circonda. Terra di Siena, bronzo, senape, tante gradazioni per un unico colore che ha tinto tutto il viaggio, giù giù fino a Kashgar, ultima città in territorio cinese, il grande mercato dell’Asia, laddove le carovane arrivate dal subcontinente indiano o dal più lontano Medio Oriente si fermavano, scambiavano le merci con le carovane giunte da ogni parte della Cina. La domenica è ancora oggi il giorno del mercato: non di souvenirs, ma di polli e spezie per il pranzo, bulloni, ingranaggi, e il dentista in un angolo, un telo a terra con allineate pinze di ogni dimensione. I visi della gente rappresentano tuttavia il vero spettacolo: sono visi antichi, che mescolano il sangue di tante razze e spuntano così, ora mediterranei, ora mongoli, ora meticci. Il Centro Asia è stato culla e crocevia delle civiltà, e quei volti sembrano stare lì a ricordarlo e testimoniarlo, e valgono da soli il viaggio intero. *docente di lingua e letteratura cinese all’Università Statale di Torino