Margherita Fronte, Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 15 maggio 2004
Cresce, in Italia, l’età delle donne in dolce attesa. Se una ventina di anni fa le future mamme avevano in media 25 anni, oggi ne hanno più di 28
Cresce, in Italia, l’età delle donne in dolce attesa. Se una ventina di anni fa le future mamme avevano in media 25 anni, oggi ne hanno più di 28. Il fenomeno è figlio del tempo: la causa va cercata nello stile di vita, e nel fatto che oggi le donne cercano la sicurezza sul lavoro, prima di programmare un figlio. Ma la scelta non è priva di conseguenze. Perché più si va avanti con gli anni e più è difficile concepire un bambino. Inoltre, i nove mesi possono essere più difficili, e cresce il rischio che nasca un figlio non sano. Non è un caso, quindi, se oggi la gravidanza viene sempre più considerata una malattia. «Cosa che non è affatto» esordisce Emanuela Terzian, dell’Istituto Mario Negri di Milano. In questa tendenza, «il pericolo che vedo è proprio quello di una eccessiva invasività della medicina nella gravidanza». Una delle paure che spaventano di più è che il bambino non sia sano, un rischio che aumenta con l’età della donna, in particolare per quelle malattie collegate ad anomalie cromosomiche, come la sindrome di Down. Oggi le coppie hanno comunque a disposizione diversi strumenti che permettono di controllare lo stato di salute del nascituro. Si va dalle ecografie a controlli mirati per accertare le anomalie cromosomiche consigliati spesso a chi vuole diventare mamma dopo i 35 anni. Gli esami utili per la diagno- si prenatale sono il tri-test e l’amniocentesi. Il tri-test controlla il livello di alcune molecole di origine fetale e placentare. Se i risultati indicano che potrebbe esserci qualcosa che non va, si può ricorrere all’amniocentesi, che, attraverso la puntura del sacco amniotico, permette di prelevare un po’ di liquido amniotico, che contiene le cellule fetali su cui poi si fa l’analisi cromosomica. L’esame, effettuato fra la sedicesima e la diciottesima settimana, non è privo di rischi: si valuta infatti che possa indurre un aborto nell’1 per cento dei casi. Le donne in dolce attesa dovrebbero comunque tenere a mente che la salute del piccolo dipende anche dalle loro abitudini. Un’alimentazione bilanciata, perché mangiare di più non serve, magari con un supplemento di ferro per combattere l’anemia che può manifestarsi durante i nove mesi. Per chi fuma è un’ottima occasione per smettere. Ugualmente importante è che il momento del parto venga preparato in anticipo insieme al ginecologo e magari con un corso pre parto. Per alleviare il dolore del parto si può ricorrere all’anestesia epidurale. «Dal punto di vista medico, è difficile stabilire quando è necessaria» riprende Terzian. Nel considerare i pro e i contro, non va dimenticato che, trattandosi comunque di un intervento medico, anche l’anestesia epidurale espone a qualche rischio. «In teoria, l’effetto dovrebbe finire prima della fase espulsiva finale, in cui la donna spinge per far uscire il bambino» spiega la dottoressa. «Ma questo non accade sempre, e se l’effetto si protrae troppo a lungo l’ultima fase del parto può diventare difficile, perché la mamma non sente lo stimolo a spingere».