Simona Lambertini, Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 15 maggio 2004
interessante notare che proprio dalla cardiologia sono partite le considerazioni che hanno portato alla nascita della cosiddetta ”medicina di genere”, la differenziazione della teoria e della pratica medica per uomini e donne
interessante notare che proprio dalla cardiologia sono partite le considerazioni che hanno portato alla nascita della cosiddetta ”medicina di genere”, la differenziazione della teoria e della pratica medica per uomini e donne. Era il 1991 quando la direttrice dell’Istituto Nazionale di Salute Pubblica americano, Bernardine Healy, parlò in un editoriale della rivista ”New England Journal of Medicine” di «Yentl Syndrome» in riferimento al comportamento discriminante nei confronti dell’altra metà del cielo da parte dei cardiologi. La scienziata commentava due diversi studi: nel primo di questi si dimostrava come le donne ricoverate in terapia intensiva per un evento cardiaco acuto avessero maggiori probabilità di subire errori diagnostici e terapeutici rispetto ai maschi. Nel secondo studio si sottolineava come, nonostante la diagnosi di coronaropatia, le pazienti di sesso femminile venissero invitate meno degli uomini a procedure di rivascolarizzazione, sia by-pass che angioplastica. Secondo la Healy questo non avveniva sulla base di reali motivi clinici, ma solo in relazione a una chiara discriminazione messa in atto dai cardiologi nei confronti del sesso debole (Yentl, appunto). Anche se lì per lì nessuno pensò che l’insigne direttrice parlasse di discriminazione nel vero senso della parola, il dado era tratto e da quel momento in poi il mondo scientifico iniziò a pensare a quale valore potesse avere l’essere donna nella gestione delle patologie cardiovascolari. E non solo. S.L.