Margherita Fronte, Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 15 maggio 2004
I geni Brca1 e Brca2 (che spesso risultano alterati nelle persone geneticamente predisposte al tumore alla mammella) sono stati collegati anche a un altro tumore femminile: quello dell’ovaio
I geni Brca1 e Brca2 (che spesso risultano alterati nelle persone geneticamente predisposte al tumore alla mammella) sono stati collegati anche a un altro tumore femminile: quello dell’ovaio. In Italia, la malattia colpisce circa 13 donne su 100.000, e provoca 3.000 morti all’anno. A differenza del tumore della mammella, identificato sempre più precocemente e prima che manifesti sintomi con palpazione e mammografia, quello dell’ovaio viene spesso diagnosticato in stadi già avanzati. Ed è proprio per questo motivo che la cura risulta più difficile e la sopravvivenza è inferiore (a cinque anni dalla diagnosi sopravvive poco più del 30 per cento delle donne). Recentemente, l’Istituto Superiore di Sanità italiano ha vagliato le linee guida per il trattamento di questa malattia, sconsigliando programmi di screening, che effettuino test a tappeto su tutta la popolazione per individuare la malattia in stadi precoci. Secondo gli studi condotti finora, infatti, «non esistono prove che dimostrino che lo screening è in grado di determinare una diminuzione significativa della mortalità» si legge nel documento. Lo stesso testo, tuttavia, suggerisce controlli periodici alle donne che hanno già dei fattori di rischio, come le mutazioni su geni Brca1 e Brca2, o la presenza in famiglia di persone malate di tumore della mammella o del colon retto.