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 2004  maggio 15 Sabato calendario

Foscale Giancarlo

• Milano 14 gennaio 1948. «Era il cugino preferito di Silvio Berlusconi. Compagno d’avventura agli esordi della Fininvest, poi manager di punta del gruppo del Biscione, presidente della Standa e amministratore di una lunga serie di società del Cavaliere. Altri tempi. [...] ora guarda da lontano la galassia berlusconiana. Si è ritirato oltrefrontiera, a Lugano, e come souvenir di una lunga carriera conserva una sola poltrona, quella di consigliere del Milan. “Un incarico che mi dà grandi soddisfazioni”, commenta il diretto interessato con un filo d’ironia. Ma il pallone non è l’unico interesse di Foscale. Tagliati i ponti (piuttosto bruscamente) con il potente cugino e chiuso senza conseguenze il lungo capitolo dei processi targati Fininvest, l’ex numero uno della Standa berlusconiana si è fatto una holding tutta per lui. La cassaforte di Foscale e dei suoi tre figli si trova in Olanda e prende il nome dalle iniziali del proprietario, GCF holding. La capogruppo controlla altre attività in Italia, Svizzera e Gran Bretagna, tutte con l’insegna Dalmore. C’è la Dalmore investment services, con base a Londra, la Dalmore immobiliare di Lugano e infine la Dalmore Italia, che ha sede a Milano. La cassaforte dei Paesi Bassi risulta collegata a un’omonima finanziaria di Curaçao, nel paradiso fiscale delle Antille Olandesi, mentre la Dalmore di Londra controlla una piccola partecipazione in un’altra Dalmore, questa volta in Tunisia. A che cosa serve questo intricato reticolo societario? “Facciamo consulenza aziendale”, risponde Foscale. “Forniamo servizi”, aggiunge, “a piccoli imprenditori che vogliono crescere”. [...] Foscale, nel suo buen retiro di Lugano, è incorso in un fastidioso contrattempo. Nell’estate scorsa la grande banca elvetica Ubs ha chiuso all’improvviso tutti i suoi conti. Sui motivi l’istituto di credito mantiene il più stretto riserbo. Foscale invece un’idea se l’è fatta: “Si spiega tutto con i miei legami di parentela con Berlusconi”, attacca il cugino del Cavaliere. Quasi fosse una sorta di ritorsione verso il capo di un governo che con la legge sullo scudo fiscale ha procurato gravi danni alla finanza elvetica. Una spiegazione che non convince i banchieri di Lugano» (Vittorio Malagutti, “L’espresso” 20/5/2004).