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 2004  maggio 09 Domenica calendario

Il mito di Guernica Torniamo ai nostri cinque corrispondenti di celebri e autorevoli testate europee

Il mito di Guernica Torniamo ai nostri cinque corrispondenti di celebri e autorevoli testate europee. Trovandosi di fronte a una città rasa la suolo e a parecchi morti, confezionano servizi simili, in cui ci sono già tutti gli ingredienti del mito di Guernica. L’articolo di Steer, pubblicato il 28 sul giornale di Londra e su quello americano, è ricco di dettagli. Inventati. Secondo lui Guernica è una città aperta, ovvero priva di fortificazioni e esclusa dagli scontri per decisione dei belligeranti. Gli aerei tedeschi martellano per tre ore la città, sganciando 3000 ordigni, con l’obiettivo di distruggere la ”città santa” dell’indipendenza basca e demoralizzare la popolazione. C’è il mercato, quindi la gente è in piazza e ogni esplosione causa una carneficina. Ci sono parecchie centinaia di morti. L’aviazione tedesca cerca in ogni maniera la strage. Questo articolo, finito tra le mani della gente che conta, in America come in Inghilterra, e ripreso centinaia di volte da giornali minori, fa piovere sui Franco un uragano di proteste. In realtà Guernica è un obiettivo militare, le vittime sono molte meno, il mercato non c’è. La casa de la Juntas, il monumento più rappresentativo, è una delle poche costruzioni che si salvano. Poco importa, da ora Guernica è la città martire. Il Generale Franco, colto in contropiede, travolto dalle proteste degli altri paesi europei, nega. Nega proprio tutto, il bombardamento e pure l’esistenza di aerei tedeschi. E allora chi ha distrutto Guernica? Secondo Franco gli stessi baschi repubblicani. Hanno dato fuoco alla città per far cadere la colpa sugli insorti. Questo dice e questa versione sostiene fino alla morte. Quindi alle bugie, verosimili, di Steer e degli altri corrispondenti, Franco risponde solo con un’altra bugia, però incredibile.