L’Indipendente 9/05/2004, 9 maggio 2004
Arrivano i condor Invece no. Qualche minuto dopo, sul cielo sopra Durango, poco lontano, il tenente pilota Ricci gira in tondo con il biplano Fiat CR32
Arrivano i condor Invece no. Qualche minuto dopo, sul cielo sopra Durango, poco lontano, il tenente pilota Ricci gira in tondo con il biplano Fiat CR32. Ha l’ordine di fare da scorta a dei bombardieri tedeschi che vanno a Guernica. Ricci aspetta e alla fine vede molto più i basso un ricognitore tedesco. Pensa forse che i tedeschi hanno cambiato i piani e decide comunque di abbassarsi e scortarlo su Guernica, dove l’apparecchio della legione Condor scatta delle foto. Lo riaccompagna per un tratto, poi torna all’aeroporto dal quale è decollato. Appena sceso gli si fanno incontro gli ufficiali della base: «Ricci torna subito in volo, hanno telefonato i tedeschi, i loro Junkers sono in ritardo e li devi raggiungere». Il caccia si dirige a tutto motore verso Guernica, però arriva in tempo solo per vedere 18 trimotori tedeschi che tornano indietro dopo aver lasciato cadere una ventina di tonnellate di bombe sugli obiettivi. Nessuna aveva colpito il ponte o la ferrovia, ma avevano devastato la città. Se Ricci guardasse l’orologio, come forse ha fatto, vedrebbe che sono le 18 e 30. «Era stata un’operazione negativa - dirà poi a riguardo l’asso della luftwaffe Adolf Galland - l’abitato aveva subito gravissimi danni e noi avevamo l’ordine di evitare obiettivi civili. Nella legione Condor non si parlò mai volentieri di Guernica». Le bombe lanciate dai tedeschi avevano ucciso i civili, e gli spezzoni incendiari, piccoli ordigni che cadendo a terra penetravano negli edifici generando un fortissimo calore avevano incendiato le case, che erano costruite in gran parte di legno. Infine chi era rimasto fuori dai rifugi, o era uscito anzitempo, era stato bersaglio dei Messerschmitt di scorta, che si erano lanciati in volo radente mitragliando tutto ciò che si muoveva. Comunque, finito il bombardamento Lazcano fa evacuare la città. Che in breve, grazie agli automezzi nascosti nel bosco e alla ferrovia rimasta intatta, viene abbandonata. All’appello però mancano almeno 100 persone, probabilmente di più, circa 130. Di sicuro poco meno di 50 sono rimaste sepolte sotto il crollo del rifugio, quello ancora da completare, colpito da una bomba da 250 chili. Altre sono morte in un’ala dell’ospedale crollata. Altre ancora in un fosso lungo la strada, dove si erano nascoste dopo essere state sorprese dall’attacco.