L’Indipendente 9/05/2004, 9 maggio 2004
primi aerei A Guernica le campane fanno sentire la loro voce alle 16 e 30. Una vedetta scorge, in uno dei rari squarci tra le nuvole di quella giornata uggiosa e ventosa, la sagoma di un bimotore, e da l’allarme
primi aerei A Guernica le campane fanno sentire la loro voce alle 16 e 30. Una vedetta scorge, in uno dei rari squarci tra le nuvole di quella giornata uggiosa e ventosa, la sagoma di un bimotore, e da l’allarme. Dopo pochi istanti il piccolo Heinkel tedesco si abbassa sul ponte e sgancia il suo carico, mancando il bersaglio di parecchie decine di metri. Più in alto, a 3800 metri di quota ci sono tre Savoia Marchetti dell’aeronautica italiana. Al comando della piccola squadriglia il capitano Gori Castellani. Nelle tasche del suo giubbotto da volo ha i piani di un preciso lavoro. Su un foglio piegato in quattro c’è l’ordine: ”Bombardare il ponte di Guernica. Il paese per evidenti ragioni politiche non deve essere colpito”. Gori Castellani respira profondamente l’aria sporca d’olio e benzina della carlinga, si sporge, vede sotto di lui l’aereo tedesco, lascia che si allontani e poi, quando è in posizione apre i portelli ventrali e dà il comando ai suoi gregari; 36 bombe da 50 chilogrammi fischiano verso Guernica; dovrebbero distruggere il ponte, ma fanno cilecca. Il vento soffia forte e le spinge fuori bersaglio. La maggior parte esplode nei campi, alcune invece distruggono dei depositi della ferrovia, ma lasciano intatti i binari. Gori Castellani però questo non lo sa, lui dopo aver sganciato gli ordigni ha la vista coperta dalle nuvole. E comunque dà tutta potenza ai motori e torna alla base.