la Repubblica, domenica 8 febbraio, 9 maggio 2004
Basta infatti patrocinare e promuovere con un cospicuo investimento una coda di rospo immersa nella benzina verde, una zampa di gallina nella benzina rossa, un orecchio d’elefante nel gin rosa
Basta infatti patrocinare e promuovere con un cospicuo investimento una coda di rospo immersa nella benzina verde, una zampa di gallina nella benzina rossa, un orecchio d’elefante nel gin rosa. E una maglietta strappata di un mutilatino di Baghdad, una scarpetta sfondata di un’orfanella di Kabul, un patchwork di jeans etnici di Sarajevo. E un portfolio di fotine di latrine ”fetish-fusion” ai Tropici; o di gattini ciechi affamati fra le rovine di un eccidio stragista; o di graffiti ”trash-rock” eseguiti dalle nuove donne del Post-Naaf. E i vari video di angoli-cottura e divani-letto del Movimento Senza Titolo, del Centro Strega Libre, del Collettivo Murales Vigilantes, dei Peluche Controcorrente, dei Contaminazioni Clandestine, dei Global Melting Punk Pot... Quindi - a mercati aperti - assegnare solennemente il Furetto di Terracotta, la Marmotta di Maiolica, il Criceto di Ceramica, il Geco di Gres, la Tinca di Titanio... Riconoscimenti prestigiosi, come l’Aggiotaggio d’Argento, che si trasferiscono in tempo reale ai Mercanti in Fiera; e di lì scaricati (come non accadeva ai tempi di Vincent e Theo Van Gogh) sui buyers per le collezioni pubbliche, sui magnati improvvisi dell’informatica, sugli imprenditori delle nuove «cattedrali della cultura», sulle giovani coppie ricche alla moda che non comprano più diamanti e cincillà.