la Repubblica, domenica 8 febbraio, 9 maggio 2004
Così, adesso, fanno forse un po’ ridere, al Beaubourg, le interminabili code di famigliuole e coppie osservanti e praticanti con neonati e passeggini e infermi che si indrappellano per illustrare ai pupi non Sacre Spine o Sindoni taumaturgiche ma biglietti e vignette fra le più mondane viscontesse e gli attori più avvenenti nell’età del Charleston o dell’Occupazione
Così, adesso, fanno forse un po’ ridere, al Beaubourg, le interminabili code di famigliuole e coppie osservanti e praticanti con neonati e passeggini e infermi che si indrappellano per illustrare ai pupi non Sacre Spine o Sindoni taumaturgiche ma biglietti e vignette fra le più mondane viscontesse e gli attori più avvenenti nell’età del Charleston o dell’Occupazione. Icone di Cocteau e immagini di Céline, Colette, Genet, Radiguet, Maurice Chevalier, circo, guerre, balli, aviazioni dannunziane, dediche, Proust, Laval, Cortot, cabaret, varietà. E oggi si nota soprattutto che Cocteau andava sempre da pessimi parrucchieri, anche quando era accademico; e la sua declamazione poetica era un birignao da «mostro sacro» privo di ironia. Nelle foto si osserva che gli «enfants terribles» erano ancora più magri e smunti dei «ragazzi di vita», mentre le sopracciglia depilate o finte di Orfei e Sfingi sono molto ridicole. Nei film, Jean Marais risulta smorfioso.