L’espresso, 19 febbraio, 9 maggio 2004
L’espresso, 19 febbraio Come ti muovi, ti fulmino! diventato questo il motto della sinistra regressista, quella con la testa inchiodata nel passato, anche nel passato più torbido e da rifiutare
L’espresso, 19 febbraio Come ti muovi, ti fulmino! diventato questo il motto della sinistra regressista, quella con la testa inchiodata nel passato, anche nel passato più torbido e da rifiutare. Appena qualcuno, di sinistra o ulivista che sia, s’azzarda a tentare questa necessaria operazione di onestà storica e politica, ecco che si alza qualche superstite del socialismo reale che lo fulmina. Ossia gli grida: vade retro!, gli impone di stare zitto e lo copre di tutte le maledizioni. In questi giorni è accaduto a Piero Fassino, leader dei Ds, e a Luciano Violante. Colpevoli di aver detto parole chiare sul crimine spaventoso delle foibe e sul dramma dell’esodo dall’Istria di 240 mila italiani (qualcuno sostiene 350 mila) che non volevano vivere sotto il regime comunista di Tito. Bene, su Fassino e Violante sono caduti i fulmini di un loro alleato nel centro-sinistra, Armando Cossutta, l’ultimo staliniano d’Italia. Infuriato perché i due compagni della Quercia avevano osato parlare degli errori del Pci di quel tempo (1945-1947), guidato da Palmiro Togliatti, detto il Migliore. Cossutta ha accusato Fassino di un «inaccettabile revisionismo storico», anzi di «una forma vera e propria di abiura». Due peccati mortali che, dice sempre l’Armandone, «contribuiranno a disorientare il grande popolo comunista, il quale sempre meno vede nei Ds una forza di sinistra». In soccorso del fantomatico grande popolo rosso e confuso, è poi arrivato un’alta autorità del cossuttismo, Marco Rizzo. Lui ha inchiodato al muro Fassino, imputandogli di «aver sposato le tesi estreme della destra anticomunista, con una banalizzazione del passato degna del linguaggio della guerra fredda». L’Armandone è poi ritornato alla carica con un’intervista al ”Corriere della Sera”. Stimolato con intelligenza da Marco Cianca, ha svelato che i Ds stanno subendo «mutazioni genetiche, che creano sconcerto e disaffezione». Poi ha rivelato che, tra una via Togliatti e una via delle Foibe, lui andrebbe a stare in quella dedicata al Migliore. E infine ha tirato il calcio del mulo a Fausto Bertinotti, che si era permesso di organizzare un convegno sulle foibe. Il vecchio staliniano ha spiegato, sprezzante: «Cos’ha a che fare lui con il comunismo? Bertinotti non è mai stato comunista». Dimenticando di aver arruolato il Parolaio Rosso per farne il segretario di Rifondazione. Ma lo stile Cossutta non è un vizio isolato. Fa scuola anche dentro il nocciolo duro dell’Ulivo. Ne sa qualcosa Francesco Rutelli. Che, per aver votato la legge sulla fecondazione assistita e aver detto che bisognerebbe alzare a 67 anni l’età per l’ingresso nella pensione, si è visto sbertucciare dall’’Unità”. E non in un corsivo polemico, bensì in un paginone a colori che lo raffigurava come un flâneur ubriacone, che fa tardi la notte con il fiasco di vino. E quando rientra a casa scopre la moglie (Fassino vestito da donna) che lo aspetta armata di un robusto matterello. Qui non siamo più al reparto stalinista, ma a quello dei tromboni arroganti. Il vero campione della nuova trombonaggine regressista sta annidato in un’ansa del girotondismo più duro e puro. Parliamo dell’ideologo supremo dell’estremismo perdente, Paolo Flores d’Arcais, direttore del bimestrale ”MicroMega”. Flores ha inaugurato il 2004 chiedendo uno scoop a uno storico titolato, Angelo d’Orsi, chiamato familiarmente «Costui», perché è così che identifica gli esseri umani da biasimare. «Costui» gli ha confezionato un elenco di signori che non debbono scrivere di storia perché sfornano soltanto manipolazioni e falsi. La lista è lunga. Ciucciatevela con pazienza, almeno nei cognomi: Romano, Perfetti, Galli della Loggia, Belardelli, Sabbatucci, Oliva, Mieli, Battista, Pansa, Ferrara, Bertoldi, Spinosa, Petacco, Cecchi Paone, Guzzanti, Adornato, Renzo Foa, Socci. Diciotto da interdire, «e l’elenco potrebbe continuare» ci avvisa «Costui». Capriccio stizzoso di accademico in preda all’invidia, poiché poco letto? Non soltanto. Perché il diretur di ”MicroMega” ha pensato bene di trasferire una parte dell’elenco in un’inserzione pubblicitaria comparsa su ”Repubblica” di domenica 8 febbraio. Ma sì!, una gogna stampata su 646 mila copie. Con un titolo di cortesia: «Basta con i falsi storici. La manipolazione permanente della verità da parte dei vari ecc. ecc.». Credevo di aver visto tutto, lavorando nei giornali da 44 anni. Ma non avevo visto questo: un tizio che butta via dei bei soldi per rendere pubblica una lista di appestati da evitare. lmmaginate se il vituperato cavalier Berlusconi ricorresse al sistema «Flores-Costui». E ogni sera facesse leggere dalle sue tivù i nomi di magistrati, giornalisti, intellettuali, calciatori, show girls, alleati rognanti, cantanti napoletani... Verrebbe giù il mondo. Ma Flores, lo zietto girotondino, può. Se vincerà l’Ulivo, mandiamolo al Viminale. Come compila lui certe liste, non le compila nessuno. Giampaolo Pansa