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 2004  maggio 09 Domenica calendario

Trascinò Sachs con sé. Gli fece conoscere i coniugi Jacques Maritain e Raïssa Maritain che, nella loro casa di Meudon, ricevevano molte visite, agevolavano altrettante conversioni, dispensavano un numero indefinito di sacramenti, in virtù di uno speciale privilegio accordato loro dal papa

Trascinò Sachs con sé. Gli fece conoscere i coniugi Jacques Maritain e Raïssa Maritain che, nella loro casa di Meudon, ricevevano molte visite, agevolavano altrettante conversioni, dispensavano un numero indefinito di sacramenti, in virtù di uno speciale privilegio accordato loro dal papa. Molti intellettuali, spesso di origine ebraica, corsero da loro, in quegli anni, e scelsero la conversione. A titolo d’esempio, si possono ricordare Max Jacob, Jean-Pierre Altermann, che divenne consigliere spirituale di François Mauriac, ma anche Pierre Reverdy (una interessante fonte di informazione, a tal proposito, è il volume di lettere inviate da Sachs ai Maritain, Correspondance. 1925-1939, a cura di Michel Bressolette e René Mougel, Gallimard, Collection Les Cahiers de la NRF, euro 45, pp. 334). Il 29 agosto, anche Sachs ricevette il battesimo. Fu Cocteau a fargli da padrino. Personalità inquietà, Sachs era stato per un certo periodo in cura presso il dottor René Allendy, un omeopata amico di Artaud, precursore sui generis della psicoanalisi in Francia, cultore di discipline esoteriche, nonché autore di studi ancora oggi tradotti in molte lingue. Nel 1933, Sachs sarebbe riuscito ad ottenere la direzione della collana ”Detective” da Gallimard. Avrebbe pubblicato ancora dei libri (forse solo Il sabba, edito in Italia da Sugar negli anni ’70, merita di essere ricordato), ma si sarebbe allontanato sempre più da Cocteau, finendo la sua vita miseramente. Partito come volontario per la Germania, iniziò a collaborare come delatore con la Gestapo. Aver venduto l’anima al diavolo, non gli salvò la vita. Il 14 aprile 1945 venne fucilato presso il campo di reclusione di Fuhlsbüttel. Nessuno, pare, rivendicò mai i resti. Marco Dotti