il manifesto, giovedì 15 gennaio, 9 maggio 2004
Mentre «il mondo si disindividualizza e si orienta sempre più verso il plurale», ricorda Jean Cocteau, l’autore continua ad «esasperarci» con la sua insistente presenza, con le sue rivendicazioni, accontentandosi di riuscire a rinchiudere - quando gli riesce - la propria vitalità, e, con essa, ogni possibilità di «esplorare il mondo», in una forma qualsiasi, declinata secondo la ben nota litania della specie e dei generi
Mentre «il mondo si disindividualizza e si orienta sempre più verso il plurale», ricorda Jean Cocteau, l’autore continua ad «esasperarci» con la sua insistente presenza, con le sue rivendicazioni, accontentandosi di riuscire a rinchiudere - quando gli riesce - la propria vitalità, e, con essa, ogni possibilità di «esplorare il mondo», in una forma qualsiasi, declinata secondo la ben nota litania della specie e dei generi. Come «l’oppio deve renderci, quel tanto che basta, visibili all’invisibile, facendo di noi degli spettri che spaventano altri spettri», così la scrittura dovrebbe abbandonarci alla deriva, in balìa di processi creativi che sarebbe illusorio pensare di dominare semplicemente «facendo ordine nel paradiso della propria ragione», armati di retorica e di tante buone intenzioni.