il manifesto, giovedì 15 gennaio, 9 maggio 2004
Come l’astinenza da oppio (sull’«opiophilie coctélienne», Emmanuelle Retaillaud-Bajac ha scritto La Pipe d’Orphée
Come l’astinenza da oppio (sull’«opiophilie coctélienne», Emmanuelle Retaillaud-Bajac ha scritto La Pipe d’Orphée. Cocteau et l’opium, Hachette, 19 euro, 238 pagine) - annota ancora Cocteau - anche quella particolare forma di «poesia allo stato puro», che talvolta sembra coincidere con il caos, talaltra, secondo le parole di Antonin Artaud, con una vera e propria assenza d’opera, può dare «un senso di nausea a colui che la sente crescere dentro». Rimettendo in circolo una dose, non di rado eccessiva, di «malessere, lo mescola al paesaggio, all’amore, al sonno, ai nostri piaceri». Avvinto da questa febbre bianca, lo scrittore finisce per «non sognare più», muovendosi «sulle sabbie mobili e qualche volta la sua gamba affonda nella notte oscura della morte».