La Stampa, martedì 17 febbraio, 9 maggio 2004
Non-senso di colpa La Stampa, martedì 17 febbraio Me lo hanno ammazzato, dice la mamma di Pantani, ed è giusto che dica questo, una mamma
Non-senso di colpa La Stampa, martedì 17 febbraio Me lo hanno ammazzato, dice la mamma di Pantani, ed è giusto che dica questo, una mamma. Ma gli altri no. Gli altri che hanno suonato la vecchia canzone del «lo abbiamo lasciato solo» fanno soltanto retorica. Attività in cui, accanto a troppi commentatori televisivi a piede libero, si distingue come sempre Maradona, secondo il quale «Pantani è morto per colpa mia, tua, nostra». Colpa. Sono due giorni che questa parola così inutile ci rimbomba nella testa, togliendoci la serenità per salutare in pace il nostro fuoriclasse. E i fuoriclasse - si chiamino Van Gogh, Cesare Pavese o Jim Morrison - sono sempre un po’ «fuori». Altrimenti sono campioni. Campioni e basta. Il mistero dell’animo umano fa paura. E allora si preferisce scaricare la colpa sui giudici che indagavano troppo su di lui - solo su di lui - causandogli una depressione da complotto di tipo craxiano. Sui giornalisti, che già Napoleone chiamava con qualche ragione «i ruffiani della gloria». Sugli amici che lo avrebbero abbandonato al suo destino. Ma come si fa ad aiutare un adulto che si rifiuta di essere aiutato? Che si nasconde dal mondo, si barrica, stacca i telefonini? Fino a che punto si può forzare la responsabilità individuale di un essere umano? consolante sentirsi in colpa. Certo più consolante che accettare la realtà. E ammettere che alcuni di noi, di solito i più geniali, crescono con un buco dentro. Angeli feriti a morte che nessuna terapia umana riesce a curare. Spesso neppure l’amore. Massimo Gramellini