Varie, 9 maggio 2004
SATO
SATO Takuma Tokyo (Giappone) il 28 gennaio 1977. Pilota di Formula 1 • «Figlio di un avvocato [...] aveva debuttato nel 2002 alla guida della Jordan [...] Nel primo anno era anche stato protagonista di quattro clamorosi incidenti, dovuti all’inesperienza e all’eccessiva aggressività [...] ”Da ragazzo volevo soltanto correre in bici, che resta una delle mie grandi passioni poi ho avuto i soldi per comperarmi un kart e ho iniziato con i motori”. [...] Non sarà il pilota più alto (dichiara 163 cm, ma forse bara per eccesso) però è certamente un tipo assai veloce» (Cristiano Chiavegato, ”La Stampa” 9/5/2004) • «Alla domanda sulle ragioni che l’avessero spinto a scegliere le auto e non le moto da corsa, con le quali i giapponesi hanno una tradizione migliore, il ventisettenne Takuma Sato risponde aggrottando la fronte e sfoderando un’aria che noi italiani, amanti delle espressioni onomatopeiche, sintetizzeremmo con un ”boh”. ”La verità è che prima dei vent’anni non ero nemmeno coinvolto nei motori”. Così, stringendo i tempi e appropriandosi senza indugi di una ”storia” (successo nel campionato inglese di F3 e nel Gp di Macao), superando nel 2002 il duro debutto in F1 con la Jordan, il fantino dagli occhi a mandorla si è issato fino alla fila nobile di un Gran premio. la prima volta, nella storia, che un ”giap” finisce così avanti. [...] David Richards, il patron che si sente come un vincitore del Superenalotto. Su Sato si era giocato la faccia, ora va molto meglio. ”C’era sempre un punto interrogativo: quando e come riuscirà a trasformarsi da buon collaudatore in pilota affidabile? In rapporto all’esperienza che aveva e al tempo trascorso, è quello che è migliorato di più. Ha una forte etica del lavoro e sfiderebbe pure il demonio. In pista, non dirà mai ’prego, dopo di lei’: sì (risata), è l’unico giapponese maleducato”. In realtà il pianeta delle moto non è lontano dai pensieri di Sato. ”I motociclisti bravi e famosi sono parecchi. Io sono amico di tutti, anche se preferisco uno straniero, Valentino Rossi: ha stile e fantasia. Noi delle auto non abbiamo la stessa popolarità, ma stiamo crescendo [...] A noi giapponesi è sempre mancata un’auto competitiva e io alla Bar vivo eccezione: credo nel team e in questa monoposto. E credo nel lavoro, non si migliora con le magie”» (Flavio Vanetti, ”Corriere della Sera” 30/5/2004).