Fonti varie, 2 maggio 2004
Anno I - Sedicesima settimanaEuropa. Sabato scorso, 1° maggio 2004, dieci nuovi paesi sono entrati a far parte dell’Unione Europea: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria
Anno I - Sedicesima settimana
Europa. Sabato scorso, 1° maggio 2004, dieci nuovi paesi sono entrati a far parte dell’Unione Europea: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia, Ungheria. Cerimonia ufficiale a Dublino. Feste italiane da segnalare: quella di Gorizia, dove è stato abbattuto il muretto con filo spinato che separava la città italiana da quella slovena (c’è andato Prodi), e quella di Napoli, dove Albano ha cantato con la folla un Va’ Pensiero sincopato. A questo punto i paesi della Ue sono 25, per una popolazione di 455 milioni di persone (gli americani sono 291 milioni), che parlano 20 lingue diverse. Alberto Ronchey ha calcolato che le combinazioni possibili delle lingue per i traduttori di Bruxelles sono 380. A parte i significati sentimentali, culturali e storici, i problemi di questi nuovi ingressi sono tre: poiché questi dieci, molto più poveri dei precedenti quindici, costano di meno e hanno leggi più flessibili, parecchie imprese dei paesi ricchi potrebbero essere tentate di traslocare qui, creando disoccupazione in patria; sempre per via della povertà, si teme un flusso migratorio dai dieci verso i quindici, che dovrebbe essere tuttavia frenato almeno nei primi anni da una serie di leggi restrittive già operanti; infine, i fondi strutturali europei - 336 miliardi di euro nel piano 2007-2013 -, vanno alle regioni povere ed è definito povero chi ha un Pil inferiore al 75 per cento della media Ue. L’ingresso dei dieci abbassa la media ed esclude dai fondi strutturali parecchi paesi e/o regioni. Molto colpita la Spagna. In Italia dovrebbero perdere il diritto ai fondi la Basilicata e la Sardegna, forse anche la Puglia, mentre non correrebbero rischi Campania, Calabria e Sicilia.
Alitalia. Scioperi selvaggi e massicci del personale Alitalia, proclamati al di fuori della legge (cioè senza il preavviso necessario a far fronte all’emergenza), hanno impedito la settimana scorsa a migliaia di persone di volare. Disagi molto gravi e purtroppo ben noti. L’Alitalia è tecnicamente fallita e non si vede all’orizzonte nessuna soluzione: i sindacati non vogliono sentir parlare di tagli e difendono un bel mucchio di privilegi; il nuovo amministratore delegato Zanichelli ha presentato un piano che prevede "risorse di sistema" (cioè, in pratica, una serie di agevolazioni fiscali). Il governo non vuol tirare fuori un euro e in definitiva non può, perché la Ue proibisce gli aiuti di Stato. Il fallimento sarebbe una soluzione, perché, dopo, l’azienda sarebbe effettivamente privatizzabile. Senonché esiste un bond Alitalia da 800 milioni di euro che scade nel 2007: far fallire l’azienda significa non rimborsarlo e dunque aumentare la schiera dei risparmiatori - già folta dei truffati Argentina, Cirio, Parmalat e altri minori - che hanno dato pieni di fiducia denaro buono in cambio di carta straccia. Gli scioperi della settimana scorsa hanno aggravato i conti Alitalia di perdite per 40 milioni di euro.
Fiat. La vertenza Fiat sembrava destinata a risolversi con una normale trattativa tra l’azienda e il sindacato per por fine, o rendere più sopportabile, il turno di due settimane di notte a Melfi e per avvicinare il salario dei lavoratori lucani a quello degli operai degli altri stabilimenti. Ma una lavoratrice della Cisl, Maria Grieco di Rionero, ha denunciato alla questura di Potenza una intimidazione molto grave subita sul pullman che la stava portando a Melfi per il suo turno: persone non identificate sarebbero salite sul pullman, avrebbero fotografato tutti i passeggeri e l’avrebbero poi insultata e minacciata. La Cgil ha detto che l’episodio è inesistente, ma il segretario della Cisl ha deciso di sospendere ogni trattativa fino a che non si ripristineranno le condizioni minime di agibilità sindacale. La tensione, perciò, non si è affatto placata. E’ chiaro che la polemica è tutta interna al sindacato: chi non è d’accordo con lo sciopero (Cisl) può o non può andare a lavorare? I picchetti e le eventuali violenze servono e sono servite (a Melfi e ovunque) proprio per negare il diritto a non scioperare, diritto che in settimana è stato difeso persino da un giornale di sinistra come "la Repubblica" (per la penna di Michele Serra). Nel caso di Melfi, la lotta vede contrapposti non tanto e non solo la Fiat e i lavoratori e neanche, in definitiva, la Cisl e la Cgil, quanto la stessa segreteria generale della Cgil, cioè il moderato Epifani, e il sindacato Cgil dei metalmeccanici, Fiom, guidato dagli "antagonisti" Cremaschi e Rinaldini.
Iraq. Lunedì 26 aprile un nuovo video, che mostrava i tre ostaggi italiani in buona salute, è stato messo in onda dalla tv araba Al Arabiya. Conteneva una nuova richiesta dei rapitori: organizzare in Italia una manifestazione contro Berlusconi per chiedere il ritiro dei contingenti italiani dall’Iraq. Una manifestazione di questo genere c’è stata (niente di più facile, in effetti, che organizzare qualcosa del genere in Italia) ed è stata seguita anche da un accorato appello del papa ai rapitori. Ma venerdì, attraverso l’altra tv mediorientale Al Jazeera, è arrivata una nuova richiesta: il governo italiano prema sui curdi perché liberino i prigionieri iracheni (trecento persone circa, i curdi hanno già detto di no). Che significa questo ennesimo rinvio della liberazione? Potrebbe esserci un nesso con la nuova politica americana di riabilitazione dei vecchi generali di Saddam. A Falluja il ripristino dell’ordine è stato infatti affidato a Jasim Mohammed Saleh, uomo del vecchio rais, che avrebbe ricevuto l’incarico di liberare gli ostaggi con la forza e di uccidere o arrestare i duemila terroristi in circolazione nella città. Le Brigate verdi che tengono in ostaggio Agliana, Cupertino e Stefio sarebbero adesso spaccate fra i trattativisti e gli oltranzisti. Di qui una nuova richiesta, invece della liberazione, tanto per guadagnar tempo. Anche l’uso, per comunicare, di due tv diverse (Al Arabyia e Al Jazeera) sarebbe un segno di divisione.
Torture. Gli americani e gli inglesi sono in difficoltà per le foto, uscite su tutta la stampa mondiale, che mostrano le umiliazioni e le torture a cui sono stati sottoposti i prigionieri nelle carceri irachene, specialmente in quella di Abu Ghraib: una soldatessa americana che deride il sesso dei prigionieri nudi, un soldato inglese che fa pipì addosso a un carcerato, ecc. La responsabilità prima di questi maltrattamenti è della generalessa Janis Karpinski, a cui era stata affidata la responsabilità delle 15 carceri irachene e che probabilmente finirà davanti alla corte marziale.
Gasparri. Giovedì 29 aprile il Senato ha definitivamente approvato la legge Gasparri, che regola il mercato delle tv: nessun soggetto può superare il 20 per cento dei ricavi del cosiddetto Sic (un paniere che raggruppa tutti i mezzi di comunicazione, tranne libri e dischi), chi ha una tv non può comprare quotidiani fino al 2010. La Rai sarà messa in vendita a partire dal novembre di quest’anno.
Milan. Il Milan, battendo la Roma 1 a 0, ha vinto con due giornate d’anticipo il campionato di calcio 2003-2004. E’ il diciassettesimo scudetto della storia rossonera, il settimo dell’era Berlusconi (che mercoledì 5 maggio ha pure battuto il record di durata dei governi repubblicani: il primato precedente era di Craxi). Pessima condotta dei tifosi giallorossi che, nel secondo tempo, hanno bersagliato il campo di petardi, razzi e altri materiali esplosivi, mettendo a repentaglio l’incolumità dei giocatori. Sono stati definiti degli "imbecilli" anche dalla dirigenza romanista.