Arianna Chieli, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
Frutto dalle mille virtù, la papaya è recentemente balzata agli onori della cronaca grazie all’illustre virologo Luc Montagnier, che dice di averne consigliato l’utilizzo al papa per contrastare i processi degenerativi dovuti all’Alzheimer
Frutto dalle mille virtù, la papaya è recentemente balzata agli onori della cronaca grazie all’illustre virologo Luc Montagnier, che dice di averne consigliato l’utilizzo al papa per contrastare i processi degenerativi dovuti all’Alzheimer. Nonostante non esistano ricerche specifiche in grado di documentare la relazione tra assunzione di papaya e rallentamento dell’invecchiamento cellulare, le proprietà curative di questo frutto sono ampiamente conosciute e utilizzate da molti anni. Nella medicina tradizionale del Centro America la papaya è considerata un rimedio antibiotico e vermifugo. In Africa e in GIamaica i preparati a base di papaya vengono utilizzati per curare le ustioni. La medicina cinese la prescrive per chi ha difficoltà a digerire alimenti molto proteici. Panacea o elisir di lunga vita? Certo è che il frutto della papaya, che può essere consumato come antipasto con l’aggiunta di una spruzzata di limone, ha ottime proprietà nutritive: garantisce un importante apporto di vitamine antiossidanti (A, C, E) in grado di stimolare le difese immunitarie, ha pochissimi grassi e poche calorie (79 in ogni 100 grammi). La papaya è inoltre ricca di papaina, enzima utilizzato per curare i problemi digestivi. Viene quindi consigliato di mangiarla a fine pasto. Per il suo potere diuretico è indicata nei regimi dietetici, in particolar modo contro l’antiestetica cellulite. E tra le proprietà riconosciute c’è anche quella lassativa. Due le varietà: la Solo, simile a una pera, con la buccia di colore giallo-verde e la polpa arancio o rosa, e la Messicana, meno dolce e molto più grande, con polpa arancio-salmone. La papaya si trova tutto l’anno e può essere conservata per una settimana. Arianna Chieli