Guido Romeo, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
Il legame tra l’autismo e le vaccinazioni Mmr con triplice azione contro morbillo, orecchioni e rosolia sembra ormai sconfessato
Il legame tra l’autismo e le vaccinazioni Mmr con triplice azione contro morbillo, orecchioni e rosolia sembra ormai sconfessato. Il rischio di effetti secondari delle vaccinazioni era stato avanzato da Andrew Wakefield nel 1998, sulla prestigiosa rivista medica britannica ”Lancet”, la stessa che ora ha contestato apertamente la validità del suo studio. La ricerca è stata dichiarata non più attendibile in seguito alla pubblicazione di un’indagine di quattro giornalisti del ”Sunday Times” che rivelava come, per completare lo studio sul legame tra vaccinazioni Mmr e autismo, Wakefield avesse ricevuto 55 mila sterline, circa 102 mila euro, da un’associazione di genitori che sospettavano che queste vaccinazioni avessero creato complicazioni ai propri figli. «La validità dello studio è stata così compromessa» ha spiegato il direttore del ”Lancet”, Richard Horton, «perché l’autore avrebbe dovuto dichiarare questo conflitto di interessi prima di sottoporci l’articolo, altrimenti non avremmo mai approvato la sua ipotesi di una correlazione tra autismo e vaccinazioni». Nel suo primo articolo di sei anni fa, Wakefield segnalava soltanto che alcuni bambini che avevano ricevuto da poco vaccinazioni trivalenti manifestavano sintomi insoliti di infiammazione intestinale cronica e di autismo. Lo studio non stabiliva un legame stringente tra vaccinazioni e rischio di autismo e lo studio era stato condotto su un gruppo molto ristretto (di appena dodici bambini) ma, in seguito alla pubblicazione, Wakefield invitò a prendere precauzioni. In Europa la conseguenza di questo suo atteggiamento fu una riduzione delle vaccinazioni contro gli orecchioni. La percentuale dei bambini vaccinata contro questa patologia, infatti, scese dal 91% del totale nel 1997/98 al 79% nel 2002/2003. L’inchiesta del ”Sunday Times” ha anche rivelato vizi etici nello studio: il ricercatore britannico non avrebbe infatti avuto il consenso di alcuni genitori a pubblicare i risultati dei prelievi effettuati sui loro bambini. www.lancet.com