Nicola Nosengo, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
«Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno! Donne incinte, il fumo danneggia il vostro bambino!»
«Il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno! Donne incinte, il fumo danneggia il vostro bambino!». Da qualche anno scritte come queste campeggiano, sempre più grandi, sui pacchetti di sigarette. Da qualche settimana, poi, in molti pacchetti è stato inserito un bugiardino con l’elenco dettagliato dei danni del fumo (l’iniziativa è della Philip Morris). E dall’ottobre di quest’anno, in numerosi Paesi dell’Unione Europea, alle parole si aggiungeranno foto shock di polmoni anneriti e labbra devastate da tumori. Ma serve davvero a scoraggiare chi entra in tabaccheria? Lo abbiamo chiesto a Rosangela Terrone, psicologa e responsabile dei corsi antifumo della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori di Firenze. Quanto si spaventano i fumatori di ciò che leggono sui pacchetti? Non più di tanto. Per la verità, i fumatori più incalliti si divertono a escogitare modi per coprirle, e sul mercato c’è un’ampia scelta di gadget per nasconderle, come astucci e copripacchetti usa-e-getta. Bisogna capire che chi fuma tende a rimuovere del tutto la consapevolezza dei danni che sta procurando alla propria salute, a ignorare l’argomento: i fumatori sono in genere molto poco informati sulle statistiche riguardo ai danni del fumo, chi non fuma ne sa molto di più. Scritte terroristiche e foto shock sono inutili, allora? Proprio inutili no, sono più efficaci sui giovanissimi. Per il ragazzino che sta iniziando a fumare, e che lo fa solo per imitare gli amici più grandi, il fumo non è ancora un vizio. In questo caso la decisione di comprarsi i primi pacchetti può essere scoraggiata dalla consapevolezza dei rischi. Comunque la cosa di gran lunga più efficace, specie per allontanare i più giovani dal fumo, è aumentare il prezzo delle sigarette. Il portafoglio preoccupa più della salute insomma. E il fatto che in Italia non si faccia pubblicità alle sigarette, a differenza che in altri Paesi, riduce il consumo? Per saperlo bisognerebbe che fossero proibite anche le pubblicità ”subliminali”, come le sponsorizzazioni di linee di abbigliamento o eventi sportivi. La verità è che la pubblicità alle sigarette si fa eccome, solo in altra forma.