Guido Romeo, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
La fame accende il gusto Chi si è sottoposto a una dieta lo sa bene: il cibo ha un sapore migliore quando si è affamati
La fame accende il gusto Chi si è sottoposto a una dieta lo sa bene: il cibo ha un sapore migliore quando si è affamati. Ora arriva la conferma scientifica. Una ricerca condotta presso l’Università del Malawi, in Africa, rivela che è sufficiente anche solo saltare la colazione per rendere il palato più sensibile al gusto dolce e salato. Secondo gli autori, la fame può acuire la capacità di riconoscere i sapori, aumentando la sensibilità dei recettori sulla lingua o modificando il modo in cui si percepiscono gli stimoli identici. L’aumento di sensibilità non vale però per tutti gli alimenti: conta la natura del sapore. Dolce e salato, infatti, indicano sostanze commestibili e stimolano il consumo, mentre un sapore amaro fa sospettare la presenza di sostanze tossiche. Mancini non si nasce, si diventa La spiegazione del fatto che nella storia dell’uomo ci siano sempre stati alcuni individui mancini (è il fenomeno della ”lateralizzazione”) dipenderebbe più dalle pressioni dovute alla selezione sociale che dai semplici mutamenti evolutivi o genetici. Secondo Giorgio Vallortiga dell’Università di Trieste e Stefano Ghirlanda dell’Università di Stoccolma, l’utilizzo preferenziale di un arto o di un occhio garantisce una maggiore efficienza nella coordinazione dei movimenti con il cervello. In passato, inoltre, il fatto di avere avuto la stessa direzione di asimmetria di altri individui del proprio gruppo potrebbe essere stato un vantaggio in attività come la caccia o la fuga da un predatore.