Cosina Arturi, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
In etologia il termine ”parenting” indica l’insieme degli atteggiamenti dei genitori verso i loro piccoli e individua quanto di più vicino alla famiglia si possa riscontrare in natura
In etologia il termine ”parenting” indica l’insieme degli atteggiamenti dei genitori verso i loro piccoli e individua quanto di più vicino alla famiglia si possa riscontrare in natura. Temi come la monogamia, l’infanticidio e l’omosessualità non sono prerogative dell’uomo, ma ricorrono in molte altre specie. «La famiglia è un’entità biologica che si basa sul riconoscimento dei parenti, sull’instaurarsi di legami affettivi ed è caratterizzata dal manifestarsi di forme di altruismo particolarmente mirate ai parenti. Essa rappresenta un nucleo importante per tutti gli animali che hanno una qualche socialità» spiega l’etologo Danilo Mainardi (nella foto). «Mantenere un rapporto familiare è una strategia che si ritrova nelle specie più diverse e più impensate. Legami affettivi sono presenti negli uccelli e nei mammiferi; e, almeno per un certo periodo di tempo, anche in rettili avanzati come i coccodrilli: la madre coccodrillo, infatti, si prende cura dei suoi cuccioli, sta attenta quando i piccoli nascono, li prende delicatamente in bocca e li porta in acqua, e con loro stabilisce una sorta di comunicazione». In ”Arbitri e Galline”, il suo ultimo libro sulle sorprendenti analogie tra il mondo animale e il mondo umano, Mainardi spiega che, fra le premure materne dello scorpione, c’è l’amorevole recupero dei piccoli e una predisposizione all’adozione: la madre, che trasporta la nidiata sul dorso, va alla ricerca degli scorpioncini caduti a terra, si avvicina e porge le chele aiutandoli nella risalita, sia che si tratti della sua prole, che di quella altrui. L’organizzazione della vita ”familiare” degli animali non è riconducibile a un unico modello. «Esistono famiglie ”grandi”, come quelle degli insetti sociali, o famiglie ”allargate”, dove anche parenti più laterali partecipano del gruppo familiare. Tra gli elefanti, il matriarcato contempla la collaborazione di sorelle e zie nell’allevamento dei cuccioli». Comportamenti differenti sono espressione di diversi modi di adattamento all’ambiente. In alcune specie è la madre che si occupa dei figli, in altre è il padre, in altre ancora ambedue i genitori. Alcuni animali si impegnano molto nelle cure parentali, mentre altri abbandonano i figli già al momento della nascita. Certi ne partoriscono a migliaia, e altri uno solo. Non mancano i fenomeni sorprendenti e gli ammirevoli esempi di dedizione. Il pipistrello riconosce il suo cucciolo fra milioni addossati gli uni agli altri. L’uria, uccello dei mari del Nord, ritorna infallibilmente al suo uovo fra una moltitudine nelle alte scogliere. Il pinguino imperatore, per tenersi stretto il suo uovo, è disposto a rimanere senza mangiare per due mesi, quasi immobile nella neve fitta. I lupi, i cavallucci marini, i castori sono padri che possono insegnare qualcosa agli uomini. Ciascuno mette in atto una strategia, un piano per raggiungere il fine ultimo, la conservazione della specie. Sugli esiti dei sistemi usati recentemente in uno zoo thailandese (il nostro servizio sugli zoo è a pagina 50) per allevare dei cuccioli di tigre rifiutati dalla propria madre, il professor Mainardi esprime qualche perplessità. In gabbia, a far compagnia ai piccoli, sono finiti due cani e un maiale, che fa da balia ai felini. Una strana ”famiglia felice”, esempio di convivenza fra specie diverse, o una pericolosa forzatura? «Concettualmente mi sembra da condannare, perché un giardino zoologico moderno dovrebbe avvicinarsi al concetto di bioparco, dove sono ricreate, per quanto possibile, le condizioni ambientali originali. inevitabile, nel caso specifico, che si crei una situazione di disagio, sia da parte del maiale, che da parte dei cani, animali domestici che non dovrebbero certo vivere in una gabbia».