Vincenzo Venuto, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
Il termine biodiversità, o diversità biologica, è divenuto ormai di uso comune, tuttavia, spesso, lo si riferisce solo alla numerosità di specie animali e vegetali che occupano un dato ambiente
Il termine biodiversità, o diversità biologica, è divenuto ormai di uso comune, tuttavia, spesso, lo si riferisce solo alla numerosità di specie animali e vegetali che occupano un dato ambiente. La ricchezza di specie animali è un parametro importante e intuitivo ma non definisce il concetto di biodiversità. Con ”biodiversità”, infatti, si intendono i diversi livelli di ricchezza della vita sul nostro pianeta, dai geni ai paesaggi. Ogni livello è incluso nell’altro: il livello genetico è incluso in quello cromosomico che a sua volta è incluso nel genotipo dell’individuo e così via fino alle popolazioni, alle specie, agli ecosistemi e ai paesaggi. La biodiversità non è uniformemente distribuita sulla Terra, ma aumenta procedendo dai poli all’equatore. Le zone più ricche di vita sono quindi quelle equatoriali e in particolare le barriere coralline e le foreste pluviali. Qui si concentra il 50% di tutte le specie presenti sul nostro pianeta. Purtroppo tali ambienti sono anche quelli più minacciati dall’attività dell’uomo. Secondo le stime dei conservazionisti, la diversità biologica delle foreste tropicali si sta riducendo dello 0,5% l’anno, a causa delle molteplici attività distruttive dell’uomo. Ciò significa che ogni anno verrebbero eliminate dalla faccia della Terra dalle 25.000 alle 150.000 specie, alcune delle quali ancora sconosciute.