Vincenzo Venuto, La Macchina del Tempo, maggio 2004 (n.5), 8 maggio 2004
Ogni anno la IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, compila e pubblica una lista, chiamata lista rossa, in cui vengono elencati tutte le piante e gli animali minacciati dall’estinzione
Ogni anno la IUCN, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, compila e pubblica una lista, chiamata lista rossa, in cui vengono elencati tutte le piante e gli animali minacciati dall’estinzione. La red list include ormai oltre 12 mila specie. Grazie alle nuove tecniche di raccolta dei dati, il numero aumenta ogni anno in modo impressionante. Anche in Italia, come nel resto del mondo, la situazione è grave. Il WWF denuncia che nel nostro Paese due vertebrati su tre rischiano l’estinzione e per quanto riguarda gli invertebrati il quadro è altrettanto drammatico. Per parlare della perdita di biodiversità, in Italia e nel mondo, MT Channel, il canale satellitare della ”Macchina del Tempo”, e WWF Italia hanno deciso di aprire lo spazio informativo ”Italiani per natura” all’interno del telegiornale scientifico della rete (MT Magazine). Ma lo scopo non è soltanto quello di elencare le specie e i motivi della loro scomparsa. ”Italiani per natura” è teso a disegnare prospettive, suggerire soluzioni, raccontare progetti che stanno contribuendo o potrebbero contribuire alla salvaguardia della biodiversità nel nostro Paese. Con questo spirito MT Channel e WWF Italia lanciano una campagna che ha lo scopo di salvaguardare una delle aree più selvagge d’Italia: l’oasi di Monte Arcosu. Il comprensorio di Monte Arcosu-Monte Lattias è una delle ultime riserve di biodiversità nel bacino del Mediterraneo. Si trova nel sud della Sardegna nel cuore del massiccio del Sulcis, a pochi chilometri da Cagliari. Un paesaggio ruvido, ma anche aspro e tormentato, in cui si susseguono formazioni granitiche e un groviglio di strette valli boscose percorse da numerosi torrenti. Monte Arcosu, prima del 1984, era una riserva di caccia privata in cui vivevano gli ultimi esemplari di cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), una sottospecie che un tempo era presente sia in Sardegna che in Corsica. Questi animali, più piccoli del cervo comune (Cervus elaphus), sono caratterizzati da un manto più scuro e corna meno possenti, adatte alla vita tra la fitta macchia mediterranea. Ne rimanevano solo 50 esemplari quando i proprietari della riserva decisero di venderla. Il WWF Italia la comprò. All’epoca non c’erano i fondi necessari ma grazie a una campagna di sensibilizzazione in cui si mossero operai, circoli ferroviari, ma soprattutto i bambini delle scuole, si trovarono in breve tempo le risorse per salvare non solo il cervo sardo ma un inestimabile tesoro di biodiversità. Oggi, nei 3.600 ettari del comprensorio Monte Arcosu-Monte Lattias, vivono almeno 1.000 cervi. Questo animale è a tutti gli effetti una ”specie ombrello”, il che significa che proteggendo lui sono state preservate numerose varietà di animali e piante. In quest’area vivono infatti daini e cinghiali ma anche carnivori rari come il gatto selvatico e la martora. Sulle ripide falesie di granito nidificano il falco pellegrino e l’aquila reale e nelle acque limpide dei torrenti sopravvivono specie endemiche di anfibi come il geotritone dell’Iglesiente. Anche da un punto di vista botanico Monte Arcosu è un tesoro di biodiversità. In tutta l’area si estende la più antica e ampia foresta di lecci e sughere del bacino del Mediterraneo. facile incontrare tassi secolari ed esemplari maestosi di bagolaro e alloro. Il sottobosco è caratterizzato dal viburno, felci e ciclamini e la macchia, ai margini della foresta, da eriche, corbezzoli, ginepri e oleandri. Nel comprensorio vivono anche venti specie di orchidee, alcune delle quali estremamente rare come l’ofride di Woodii o il viticcino estivo: si tratta di un’orchidea dalla fioritura estiva presente solo lungo alcuni torrenti. Monte Arcosu, però, è diventato un paradiso naturalistico letteralmente sotto assedio. Migliaia di micidiali lacci d’acciaio e trappole, ogni inverno, uccidono centinaia di uccelli e mammiferi. D’estate le cose cambiano. Ma non in meglio. Per avere carne fresca che non vada a male sotto il sole, i bracconieri si spostano nelle zone più periferiche dell’oasi e abbattono a fucilate le loro vittime. Da qualche tempo hanno fatto la loro comparsa anche le micidiali e silenziose balestre. Da quando il WWF acquistò i 3.600 ettari dell’area, per trasformarla in un’oasi naturalistica, le cose sono migliorate, ma l’attività di bracconaggio non si è fermata. 30 cervi, un centinaio di cinghiali e migliaia di uccelli vengono uccisi ogni anno. I dati sono impressionanti se teniamo conto del fatto che l’oasi è comunque una zona controllata dalle guardie faunistiche del WWF. Ma il personale non è sufficiente. necessario formare in breve tempo una nuova squadra e dotarla di attrezzature per tenere sotto controllo un paradiso da sempre sotto assedio. Queste persone, molto pratiche del territorio, avranno anche il compito di vigilare su un’altra minaccia che incombe sull’oasi: il fuoco. Basti pensare che basterebbe un solo incendio e perderemmo per sempre la più grande riserva di biodiversità del bacino del Mediterraneo. WWF Italia e MT Channel, il canale satellitare della ”Macchina del Tempo”, si sono uniti nella campagna ”Una squadra per la natura”. Lo scopo è quello di trovare le risorse per formare una nuova squadra antibracconaggio e antincendio. Si potrà così salvaguardare un lembo di natura tra i più selvaggi d’Italia. Vincenzo Venuto