Oggi, 10 marzo, 8 maggio 2004
Lei è stata tra le poche presenze femminili intorno a Dalí che la moglie Gala abbia apprezzato senza riserve
Lei è stata tra le poche presenze femminili intorno a Dalí che la moglie Gala abbia apprezzato senza riserve. Che idea si è fatta del loro matrimonio? «Gala era una persona meravigliosa. lei che ha spinto Dalí a lavorare come un classico, con le belle tele di canapa e i colori a olio. Lui prima di conoscerla era uno spontaneista, creava per terra, sulla sabbia, rovesciando a pioggia l’inchiostro sulla carta. Gala è riuscita a incanalare e potenziare le sue energie, che altrimenti si sarebbero perse in mille rivoli. A Parigi lei usciva coi lavori del marito sotto il braccio e vagava tutto il giorno per piazzarli a un buon prezzo. Dalí mi diceva che tornava a casa livida dalla fatica. Una volta, mentre si girava a Roma il Satyricon, incontrai al ristorante, con Donyale Luna, Fellini e la Masina ed ebbi la conferma che in certe coppie è lei che dà la regola al genio. Gala aveva polso negli affari e ha fatto tanto per proteggere suo marito. ”Stiamo affrontando un triste declino”, mi telefonò prima della morte, ”e non riesco più a star dietro a Dalí che si butta per terra, va in depressione ed è contornato da avvoltoi. Ha bisogno continuo della mia presenza e non posso neanche andare dal parrucchiere”. Gala, più vecchia del marito, sentiva che le forze le venivano a mancare e mi chiese di sposare Dalí dopo la sua morte. ”Non posso prendere quest’impegno”, le risposi con sincerità. ”Ho cominciato la carriera di cantante, guardo al futuro, non me la sento di fare l’infermiera a un vecchio devastato dal morbo di Parkinson”».