Oggi, 10 marzo, 8 maggio 2004
Dica la verità, era un po’ baraccone col suo cappellino catalano, le pellicce, il bastone col pomo d’argento appartenuto a Victor Hugo, il monogramma del re Alfonso XIII sulla cravatta
Dica la verità, era un po’ baraccone col suo cappellino catalano, le pellicce, il bastone col pomo d’argento appartenuto a Victor Hugo, il monogramma del re Alfonso XIII sulla cravatta... «Amava mascherarsi per gli altri. Finché lavoravamo in studio, nel pomeriggio, io che leggevo Proust, De Sade, lui che interveniva sui fondi preparati dal piccolo Bea, era un uomo sincero, dolce, sensibile. Si preoccupava moltissimo della mia infelicità. Diceva che ero un tipo maniaco-depressivo, esposta alla delusione, la reincarnazione della Malinconia di Dürer. Poi alle venti arrivavano i suoi fedelissimi, donne ribattezzate con nomi maschili come Luigi XIV, e tutto uno stuolo di Capitano, Cardinale, Pesca, Delfino e diventava un’altra persona. Debolezze che però forse ingigantiamo perché siamo abituati alla mistica del pittore maledetto, come Modigliani, che crea nella sofferenza romantica. Dobbiamo tener conto che Dalí è stato baciato dal successo, ha manovrato molto denaro: diceva di avere nel suo stesso organismo una sorta di termostato della felicità».