la Repubblica, venerdì 5 marzo, 7 maggio 2004
Nessun calcolo politico, storico, giudiziario è più pertinente, se non la constatazione della protratta e provvisoria e imbarazzante esistenza in vita di un uomo
Nessun calcolo politico, storico, giudiziario è più pertinente, se non la constatazione della protratta e provvisoria e imbarazzante esistenza in vita di un uomo. Così pensavo, anni fa ormai. Non ho mai cambiato quella opinione, e caso mai, il tanto tempo che è trascorso l’ha rafforzata. Sono venute da me le persone impegnate alla difesa e al sostegno a Priebke, mi hanno annoverato fra i destinatari di iniziative pubbliche - libri memoriali, cassette... Non ho letto i libri, non ho guardato le cassette. Non mi sembravano importanti per il punto in questione. Nella sua lettera al tribunale che lo giudicava, Priebke evocò l’atomica di Hiroshima, il bombardamento di Dresda, le fosse di Katyn: quel repertorio di orrori bastavano ad assolvere Priebke agli occhi di Priebke per una bagattella come le Fosse Ardeatine. Il vecchio nazista non farà più a meno di questo modo di pensare.