la Repubblica, 05/03/2004, 5 marzo 2004
la Repubblica, venerdì 5 marzo Un paio di giorni fa, mentre aspettavo il mio turno di una banale incombenza medica, ho assistito a una liberazione
la Repubblica, venerdì 5 marzo Un paio di giorni fa, mentre aspettavo il mio turno di una banale incombenza medica, ho assistito a una liberazione. Un detenuto anziano, grande e pesante, nel pigiama triste dei ricoverati, è arrivato con un passo strascicato fino al cospetto del dirigente sanitario. Il quale gli ha detto con una voce cordiale: «B, se ne va a casa!». La grossa faccia dell’uomo è diventata attonita, gli occhi gli si sono riempiti di lacrime, e il corpo è sembrato afflosciarsi. Poi ha sussurrato, tremando, come uno che abbia sentito male: «Vado a casa, professore?». «Sì, se ne va a casa!» - ha ribadito il bravo medico, che intanto gli si era accostato, per sostenerlo. Allora il grosso uomo anziano è piombato in ginocchio e ha afferrato il braccio del medico per baciargli la mano. stato accompagnato a una lettiga, gli hanno misurato la pressione, ascoltato il cuore, ispezionato il resto, come si fa quando ci si deve sincerare che qualcuno possa mettersi in un viaggio. Intanto lui ripeteva, come chiedendolo ora a sé soltanto: «Me ne vado a casa?». La sua casa è, ho saputo poi, in Calabria. Quale delitto l’avesse portato in carcere, non l’ho saputo. Non importa. Che cosa vada a fare a casa, lo so: a morirci. stato liberato per quello.