Varie, 7 maggio 2004
LEVI
LEVI Arrigo Modena 17 luglio 1926. Giornalista. Scrittore. «Saggista e inviato poliglotta di vasta esperienza internazionale, a lungo titolare di un’autorevole rubrica sulla rivista americana ”Newsweek”, volto popolare e molto rimpianto d’un giornalismo televisivo di alta qualità [...] direttore della ”Stampa” nei più drammatici anni di piombo, ebbe l’idea di fondarvi ”Tuttolibri”, il primo settimanale italiano interamente dedicato alla produzione editoriale» (Alberto Sinigaglia, ”La Stampa” 7/5/2004) • «[...] tra i migliori giornalisti italiani. [...] famiglia ebrea benestante [...] agli inizi degli anni Quaranta aveva dovuto, sedicenne, abbandonare l’Italia per rifugiarsi con la famiglia in Argentina. Una scelta del padre, noto avvocato di Modena, che li aveva salvati dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti. Al rientro in Italia nel 1946 comincia a fare il giornalista e collabora con il settimanale ”Unità Democratica” ma, nel marzo del 1948, va volontario in Israele a combattere nell’esercito israeliano per solidarietà con gli ebrei che rischiavano di essere buttati a mare dagli arabi. Rinunzia però a rimanere in Israele e, al ritorno a Modena, nel luglio del 1949, si dedica per un anno e mezzo esclusivamente allo studio della letteratura, della filosofia, delle lingue straniere e della Bibbia, che lo apre a riflettere sui temi della fede e sui rapporti fra credenti e non credenti [...] Non ha deciso la sua strada: poteva diventare, oltre che giornalista, teologo, biblista o filosofo, ma all’inizio degli anni Cinquanta ha la possibilità di andare a Londra alla Bbc, dove incontra Lina, la donna che sarà sua moglie. Poi diventa corrispondente per la ”Gazzet ta del Popolo” di Torino e, in seguito, per il ”Corriere” e ”La Stampa”, di cui è stato anche direttore. In definitiva, Levi, anche se ha avuto tante patrie, è rimasto fondamentalmente legato a un solo Paese: l’Italia» (Giovanni Russo, ”Corriere della Sera” 1/11/2009) • «[...] ebreo e laico, modenese e italiano, giornalista e scrittore, studioso di teologia e non credente. [...] argentino e israeliano per scelta ma non sionista, inglese per vocazione e ammiratore di Churchill ma non conservatore, di nuovo italiano ma impermeabile ai vizi nazionali della piaggeria e del quieto vivere. Personaggio a tutto tondo, dunque, e incarnazione di identità plurime [...]» (Dario Fertilio, ”Corriere della Sera” 1/5/2009).