la Repubblica, venerdì 5 marzo, 4 maggio 2004
Nonostante le cifre elettorali, nonostante la figura azionale di Cofferati, nonostante tutti ricordino l’analisi dell’Istituto Cattaneo secondo cui Bologna resta una città di sinistra, nonostante i dubbi su governare e asfaltare, nessuno arrischia una puntata secca sulla riconquista
Nonostante le cifre elettorali, nonostante la figura azionale di Cofferati, nonostante tutti ricordino l’analisi dell’Istituto Cattaneo secondo cui Bologna resta una città di sinistra, nonostante i dubbi su governare e asfaltare, nessuno arrischia una puntata secca sulla riconquista. Guazza è un osso duro, a dispetto delle malattie. I suoi uffici sciorinano dati: in cinque anni gli investimenti sono cresciuti del 631 per cento, i turisti sono aumentati in tre anni del 41 per cento, la città è quinta nella classifica del ”Sole 24 ore” sulla qualità della vita, sono aumentate le ore di assistenza domiciliare agli anziani (+ 49 per cento dal 1999 al 2002), nei nidi sono annunciati quasi 150 posti in più e le tariffe sono calate del 15 per cento. Ma sulle cifre non si discute neanche. Conta l’umore. In Piazza Maggiore, che resterà chiusa per lavori un paio di mesi, tutti gli anti-Guazza rispondono con la frase standard: «Non ha fatto niente». Solo qualcuno riconosce che i marciapiedi sono più puliti, perché il sindaco ”pressa” Hera, l’ex municipalizzata guidata dal prodiano Tommaso Tomasi di Vignano (ma i disagi per la grande nevicata del weekend scorso hanno incrinato le certezze sulla qualità della gestione civica). La città è ”avvilita”, si presentò Cofferati, suscitando polemiche. Per il cardinale Giacomo Biffi l’Emilia era «sazia e disperata». Il suo successore, l’ex vescovo di Ferrara Carlo Caffarra, ha esordito aulicamente dicendo che «il vescovo e i sacerdoti devono stare fuori dall’areopago politico».