la Repubblica, venerdì 5 marzo, 4 maggio 2004
Insomma, Guazzaloca ha perso consenso o no? Ancora Gianni Pecci: «No, ma il suo consenso non gli basta
Insomma, Guazzaloca ha perso consenso o no? Ancora Gianni Pecci: «No, ma il suo consenso non gli basta. Forse ha deluso quelli della destra tosta, che volevano la mano dura. Guazza ha puntato sulla continuità, richiamandosi a Dozza, e si è tirato dietro i cento mandarini della macchina comunale. riuscito a farsi seguire, come il pifferaio di Hamelin, ma ha dovuto rallentare il suo cammino». Ma guai a dire che Cofferati ha la strada spianata. Come si atteggerà l’establishment economico? Per districare gli incroci ci vorrebbe un vigile urbano. La Lega Coop, dopo qualche smorfia, ha fatto buon viso. Cooperative bianche e Cisl storcono il naso. Romano Volta, a capo dell’Associazione industriali, inclina verso Prodi e non ne ha mai fatto mistero. Massimo Bucci, che guida la Confindustria regionale, è tutt’altro che un reazionario. Pecci non giura sulla fedeltà a destra dell’élite imprenditoriale: «L’Api, le piccole imprese stanno con Guazza. Ma votare Cofferati riallaccia quei rapporti economici che Guazzaloca ha sparigliato». Si torna indietro di 15 anni, sostiene Salizzoni: trattative continue, iper-concertazione, indecisionismo. Conclude Pecci: «Fa comodo a molti. Perché a Bologna ci sono figure rivelatrici del rapporto fra potere economico e politica rossa: ai miei occhi il costruttore bolognese era lo ”speculatore antifascista”, grandi affari e voto alla lista comunista Due Torri, o comunque un compromesso di convivenza socialdemocratica nel nome del pragmatismo».