Il Sole-24 Ore, giovedì 4 marzo, 4 maggio 2004
Un terzo progetto che sembrava ormai pronto a partire è invece diventato oggetto di un feroce braccio di ferro con il Giappone
Un terzo progetto che sembrava ormai pronto a partire è invece diventato oggetto di un feroce braccio di ferro con il Giappone. La scorsa primavera, la solita Cnpc sembrava aver raggiunto un accordo con il gruppo russo Yukos per la realizzazione di un oleodotto per trasportare il greggio dai giacimenti siberiani di Angarsk fino ai terminali di Daqing. Ma Tokyo, la cui voracità di energia è pari a quella cinese, ha fatto una controfferta ai russi proponendo di finanziare la costruzione di una pipeline più lunga, costosa e alternativa a quella cinese per convogliare l’oro nero fino al porto di Nakhodka, sulla costa russa che si affaccia sul Mare del Giappone. A giudicare dalle dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dalle autorità russe, è probabile che alla fine la spunti chi è disposto a offrire di più in termini finanziari, ovvero il Giappone. Tuttavia, quale che sia l’epilogo della disputa petrolifera sino-giapponese, l’incidente di Angarsk dimostra quanto sia importante e complessa al tempo stesso la gestione politica di questi maxi-progetti energetici trasnazionali.