Varie, 4 maggio 2004
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Lansdale Joe
• R. Gladewater (Stati Uniti) 28 ottobre 1951. Scrittore • « nato in Texas (lo definiscono il ”King texano”) nel 1951, e lì continua a vivere. Ha pubblicato oltre venti romanzi, più di duecento racconti, e se la cava benissimo con le arti marziali. Suo padre era meccanico, si guadagnava da vivere organizzando incontri di wrestling. Era anche analfabeta, ma raccontava meraviglie, come tutti nel Texas, abili a maneggiare la fantasia e le pistole. Joe R. Lansdale, grande poligrafo del pulp, ha attinto ovunque per svezzare i suoi personaggi bislacchi e avventurosi. Dai racconti del padre, dalle ballate selvagge del west, dal kung fu, dai vampiri, dal cinema di serie B. Nella lunga carriera, cominciata nell’80, ha scritto noir, splatter, fumetti, fantascienza, western, cartoni animati, horror. [...] Ormai è autore di culto anche in Italia (il primo romanzo uscì nell’88), con decine di siti Internet in suo onore. [...] Da piccolo, leggeva probabilmente gli Hardy Boys e Sherlock Holmes. Si è divertito parecchio a spappolare il mondo nei suoi romanzi [...]» (Bruno Ventavoli, ”La Stampa” 4/5/2004). «Un punto di riferimento dell’horror della seconda metà degli anni Ottanta e che gli ha appiccicato addosso per parecchi anni la sgradevole etichetta di gran sacerdote dello Splatter-punk, una corrente di autori horror che non si fermavano davanti a nessun dettaglio orripilante. [...] in grado di saltare [...] dall’horror più estremo fino al romanzo di formazione continuando ad avere sempre uno stile riconoscibile come un paio di stivali texani e delle storiacce che non riesci a mollare nemmeno se c’è l’Italia in finale ai mondiali. Ed è proprio quest’ultima qualità che distingue gli storyteller (raccontatori di storie): i loro libri, ti piaccia o no, devi leggerli fino alla fine. Tutto ti infastidisce, dallo stile ai personaggi approssimativi, eppure le attese, le rivelazioni, i colpi di scena si susseguono con un ordine e una puntualità infernali che ti impediscono di lanciare il libro dalla finestra. Ma Lansdale, pur inchiodandoti alle sue storie, non fa parte di questa schiatta. Ti incanta con i dialoghi serrati, con uno humour incontenibile, con invenzioni surreali di felicità assoluta, che rimangono scolpite in mente (pensate allo scoiattolo quasi indemoniato che non vuole morire in Bad Chili) e con personaggi che pur sembrando a prima vista macchiette goliardiche rivelano una comprensione rara della fatica di esistere. Nelle pagine di Lansdale c’è sempre una violenta critica a ogni forma di razzismo, discriminazione e sopruso. E’ affascinato dalla stupidità umana che sfocia sempre nel fanatismo e nell’ignoranza, e non si rassegna. E la trasforma in scene dove il sopruso sulla vittima è così enorme, da diventare appunto totalmente visibile, inaccettabile, leggendario. Il Texas è lo scenario naturale delle sue storie. Proprio perché, dice Lansdale in una intervista, ”in fondo il Texas e i suoi abitanti sono quello che la maggior parte della gente intende quando usa il termine America. Nessuno stato come il Texas rappresenta lo spirito di indipendenza e l’atteggiamento di poter fare qualunque cosa, meglio del Texas”» (Niccolò Ammaniti, ”la Repubblica” 5/5/2004). «"Le arti marziali mi hanno insegnato le doti fondamentali per uno scrittore: prima di ogni altra cosa, la concentrazione. Poi la capacità di confondere le idee all’avversari". [...] Scrittore di culto internazionale ma orgogliosamente made in Texas (o meglio made in East Texas, come tiene a sottolineare lui, molto attento al suo retaggio), maestro della suspense che con trenta libri (molti dei quali tradotti in Italia, tra questi La notte del drive-in , Bad Chili, Mucho Mojo, In fondo alla palude, Maneggiare con cura) mette da anni al tappeto lettori in tutto il mondo. Inevitabile fargli notare come, vista la sua passione per la letale arte del Shen Chuen, i suoi numerosissimi fans sono autorizzati a vantarsi con gli amici del fatto che, valore letterario a parte, il loro scrittore preferito può spaccare la faccia allo scrittore preferito di chiunque altro. [...] maestro delle atmosfere noir disperate e dell’horror sanguinario (ma anche dei toni faulkneriani di In fondo alla palude) [...] ha immaginato giganteschi drive-in popolati da morti viventi e dinosauri idrofobi, serial killer di bambine nel profondo Sud razzista degli anni Trenta e orridi "uomini capra", e gli scombinati detective Hap Collins e Leonard Pine (per non parlare della testa parlante di Buffalo Bill conservata in una boccia di vetro) è peraltro il primo ad ammettere come il cliché dello scrittore tormentato e maledetto con lui non c’entri nulla. Arti marziali a parte, è un papà americano qualunque in camicia hawaiana e scarpe da ginnastica. " un mito americano, quello del maledettismo da atmosfere noir, un’eredità ingiusta che rimane dai tempi di Poe, che è peraltro uno dei più grandi scrittori americani di sempre. Ma io sono davvero un uomo normale, senza clamorose nevrosi. Mi siedo alla scrivania tutte le mattine, scrivo per tre ore, completando da tre a cinque pagine, poi mi dedico alla famiglia e alla mia palestra per il resto della giornata. Faccio quel che ho sempre sognato. Il sogno americano, per me che da ragazzino raccoglievo cotone. Altro che scrittore maledetto [...] Fa piacere a tutti essere riconosciuti, ma nessuna persona sana di mente si mette a scrivere con l’intenzione di essere fermato per strada come una rockstar. La vera soddisfazione per me è stata quella di essere pubblicato su base regolare, di constatare l’apprezzamento dei lettori. E le belle recensioni fanno piacere, io non credo a chi dice di essere indifferente. Con i lettori e critici europei è più facile, non sono legati agli schemi americani. Qui un autore deve essere per forza catalogato: narrativa letteraria, oppure noir, o horror, o fantascienza. A James Ellroy proprio non va giù, io ci ho fatto l’abitudine. E allora A sangue freddo cos’è? Buona parte della letteratura interessante è difficilmente etichettabile". Tutto questo non ha impedito a Joe di diventare lo scrittore più famoso del Texas orientale (a ovest c’è Cormac McCarthy), il re della sua Nacogdoches, 29mila abitanti al confine con la Louisiana. Di recensioni bellissime fa collezione su scala globale – dagli Stati Uniti all’Europa passando per il Giappone dove il suo nome equivale a un culto quasi religioso. E anche tanti scrittori lo adorano: "La cosa più bella mai scritta su di me? di un collega italiano, Ammaniti. Ha scritto che un analfabeta dovrebbe imparare a leggere solo per gustarsi i miei libri. il complimento più straordinario che abbia mai ricevuto. Mi ha commosso, davvero". Lansdale è un autore noir atipico, estimatore del genere pulp anni Quaranta ma lontano dal passato criminale di James Ellroy, dalla vita galeotta di Edward Bunker, dalle nevrosi inquietanti di Stephen King. anche un texano atipico che non sopporta Bush nella terra dove Ronald Reagan è una divinità e George W il suo profeta, dove l’aeroporto di Houston è dedicato a Bush padre [...] è un ateo convinto (ma divoratore di libri su Gesù) nella terra in cui ogni duecento metri si incontra una chiesa (generalmente fondamentalista protestante battente bandierona americana) e dove allo sportello della banca la commessa una volta gli raccontò di quando Satana bussò alla porta del suo albergo ("Il diavolo lavorava al servizio in camera? Le ho chiesto io, pentendomene subito", racconta Joe). Adora Michael Moore in una città in cui il film di maggior successo è La Passione di Mel Gibson e nei negozi si vendono i chiodi in plastica della crocifissione hollywoodiana (" Così se devi crocifiggere degli amici nel weekend sei già bello e attrezzato", scuote il capo). Joe vorrebbe vedere Ray Charles sulle banconote da venti dollari, o magari Johnny Cash, quando la maggioranza dei texani invoca l’effigie di Ronald Reagan scolpita sul Monte Rushmore accanto a George Washington. Neppure Hollywood lo ha sedotto, lo ha ben pagato ma non conquistato, come spiega la moglie Karen: "Ted Tally ( lo sceneggiatore de Il Silenzio degli Innocenti) ha adattato un romanzo di Joe per il cinema, e mi ha detto che i dialoghi erano già pronti per lo schermo e la trama non faceva una piega – secondo lui, ’il milione di dollari più facile che abbia mai guadagnato’. Hanno pagato più Tally di quanto abbiano dato a Joe. Strana Hollywood. Comunque è grazie alla vendita dei diritti cinematografici sui romanzi e i racconti di Joe che ho potuto lasciare il mio lavoro al commissariato di polizia. Quindi a Hollywood diciamo solo grazie". "Però sarebbe bello – continua Joe – che uno dei tanti progetti cinematografici in cantiere al momento si concretizzassero. Ridley Scott per esempio vuole girare un film da un mio romanzo"» (Matteo Persivale, "Corriere della Sera" 17/7/2004).