la Repubblica, giovedi 26 febbraio, 3 maggio 2004
C’è una differenza quindi, e non da poco, tra la Spagna d’un anno fa e quella d’oggi. Un anno fa il morbo nazionalista cercava d’aggredire l’organismo d’un paese politicamente sano
C’è una differenza quindi, e non da poco, tra la Spagna d’un anno fa e quella d’oggi. Un anno fa il morbo nazionalista cercava d’aggredire l’organismo d’un paese politicamente sano. L’espansione economica, il patto anti-terrorismo firmato nel 2001 da popolari e socialisti, i grandi cortei che dopo ogni attentato dell’Eta sfilavano al grido di ”Adesso basta”, fungevano da anticorpi rispetto alla spinta disgregatrice del nazionalismo basco. Mentre oggi la Spagna appare più confusa, vacillante.
Non perché i suoi governi non siano riusciti a risolvere la questione basca («Quel che affascina e spaventa nel problema basco», scriveva una ventina d’anni fa Juan Aranzadi, «è che ad esso non c’è soluzione»): anzi, dal punto di vista strettamente operativo il governo può vantare un certo successo, visto che l’Eta è riuscita ad ammazzare l’anno scorso solo tre persone, e non la trentina che ne aveva ammazzato mediamente negli anni scorsi.