La Stampa, venerdì 12 marzo, 3 maggio 2004
E le balere, la musica, le ragazze, le donne. Tante. Piace, Bossi, per quella sua franca brutalità maschile
E le balere, la musica, le ragazze, le donne. Tante. Piace, Bossi, per quella sua franca brutalità maschile. Le signore dei salotti di Roma e di Milano impazziscono solo a sapere che c’è, «anche se poi lui è capace di ammazzarle con un rutto» chiosava il gallerista amico Philippe Daverio. Un’immagine forte, e però in fondo adatta a chi ha portato molto in là la soglia della decenza politica. Il prezzo che si paga a dare corpo e veste alle inquietudini, alle pulsioni profonde di un pezzo di società. Un lavoro faticoso, una esperienza allo spasimo. Un partito costruito su misura come una comunità di credenti, e come tale in tutto dipendente dal leader, senza alcuna parvenza di democrazia interna. Nessuno più autoritario di Bossi, leader carismatico, interprete e profeta, salvatore in quanto servitore del popolo. Creatore di moderni antagonismi, dai meridionali agli islamici, passando per le oligarchie finanziarie e gli intellettuali. Un capo assoluto. Troppo assoluto - paradossi della politica - per potersi ammalare. Filippo Ceccarelli